00 19/09/2009 00:19
Torino dietro quelle porte


In un centinaio di tappe le opere preziose e nascoste


SILVIA FRANCIA

TORINO
«Scatto, clic. Esce il portiere e mi vuole picchiare. Minaccia di chiamare i carabinieri. Poi la moglie lo calma, ma a tutta prima, lui mostra i pugni e strepita».

Sintesi di un reportage difficile. E dire che non si viaggia tra zone a rischio, ma fra portoni e pianerottoli della Torino bene o, comunque, non certo malfamata. Ciò non toglie che Raffaele Palma, docente e umorista, abbia passato, dice lui, «un bel po’ di guai, rischiato denunce e persino pestaggi», per assecondare la sua vocazione e compilare l’ennesimo percorso a tema attraverso la città: dalla Torino zodiacale a quella grottesca, sino al tour tra i sepolcri del cimitero monumentale, dove Palma, anni fa, scoprì pure una serie di furti, facendo scalpore.

Ora, il versatile cinquantaseienne piroetta virtualmente (e non solo) dentro casa nostra: ovvero nelle abitazioni, ma anche uffici e aziende private, varcando appena la soglia, per scovare, fotografare e piazzare in rete eventuali opere d’arte «formato androne». Dipinti, sculture, mosaici, affreschi: questo il repertorio censito, per ora in circa un centinaio di esemplari, che suggeriscono un percorso scaricabile gratuitamente dal sito Internet www.caus.it/torino-dalla-a-alla-z.shtml.

Una sigla che sta per «Torino dalla A di Androne alla Z di Zerbino»: ovvero, carrellata di foto con indirizzo e numero civico. Null’altro, perché, secondo l’autore «non bisogna dare troppe indicazioni, altrimenti il pubblico è poco stimolato. E poi, provate voi a trovare un’opera d’arte dentro un atrio, a individuare l’autore, la data e via indagando. Non è facile per nulla. Ma il bello è proprio cercare. Tanto che in altre mie scorribande, come quella nella Torino zodiacale, non indicavo neppure il numero civico dove era ubicata un’opera, ma soltanto il corso o la via».

Più o meno, una caccia al tesoro che, in quest’ultimo caso, è facilitata ma non troppo e prevede il concorso di chiunque sia interessato: «Il repertorio, già articolato in sezioni che vanno da storia, geografia e scienze a sport, arte e lavoro, verrà ampliato e aggiornato con l’ausilio di chiunque voglia inviarci suggerimenti o foto, via e-mail, a info@caus.it», spiega l’ideatore. Della serie l’avventura è appena cominciata. Perché di avventura si tratta, secondo Palma che racconta mille aneddoti e qualche paradosso. «Spesso i condomini sono così poco interessati a questi capolavori di casa loro, che vorrebbero rimuoverli, mentre, per dire, in corso Massimo d’Azeglio, a illustrarmi tutta la storia della statua di Riccardo Chicco, depredata di arco e faretra, è stato il custode indiano. In altri casi mi sono stati di prezioso aiuto gli addetti alle pulizie di alcuni palazzi. In cambio di un caffè al bar mi aprivano porte e cancelli, permettendomi di scattare foto».

Fra le opere d’arte censite, perlopiù realizzate tra Anni 50 e 70, si trovano pezzi non firmati e altri siglati da artisti o da artigiani come Jaretti, Luzi, Negri, Garelli, Chissotti (che ha realizzato il bancone in resina sistemato all’ingresso della redazione de «La Stampa»), Bardi, Maraini e altri. Quanto ai materiali utilizzati, si va dal legno al mosaico, dalla ceramica al bronzo, dalla terracotta al vetro. Diversissimi i soggetti: la conquista dell’America, la storia dell’uomo dalle origini ai giorni nostri, la mitologia, l’arte astratta.

Un repertorio ricco, che suscita anche qualche rammarico: «In certi casi è deteriorato e nessuno se ne occupa - dice Palma -. D’altronde, anche tutto il lavoro da me fatto per illustrare questa fetta dell’arte torinese non ha trovato, sinora, alcun sostegno da parte di istituzioni e autorità competenti».


www3.lastampa.it/arte/sezioni/news/articolo/lstp/53531/


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