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PAPA GREGORIO XVI DIFENSORE DELL’OMEOPATIA


Papa Gregorio XVI (Bartolomeo Alberto Cappellari) nacque a Belluno il 18 settembre 1765, fu eletto Papa il 2 febbraio 1831 e morì il 1 giugno 1846. A 18 anni entrò nel monastero camaldolese di S. Michele a Murano (Venezia) e dopo aver ricevuto l’ordinazione nel 1787, divenne professore di scienze e filosofia nel 1790. Nel 1826 fu nominato cardinale e venne eletto Papa nel 1830, dopo un difficile conclave durato cinquanta giorni. Monaco austero e colto, era ritenuto di cuore buono ma di carattere ostinato e di vedute ristrette per la sua ostilità alle tendenze moderne della sua epoca. Definito da alcuni storici un Papa di idee assolutiste e non facilmente arrendevole alla “follia politica dell’epoca”. Proibì le ferrovie nei suoi domini, chiamandole “Chemins d’enfer”, fu contrario al nazionalismo italiano e si trovò a far fronte alle sollevazioni nello stato pontificio e persino nella stessa Roma. Dovette pertanto affrontare un crescente malcontento e una ribellione sempre sul punto di esplodere in tutto il pontificato. Anche nel campo delle idee fu altrettanto intransigente e nella sua enciclica Mirari vos (15 agosto 1832) condannò il liberalismo, convinto che producesse l’indifferentismo. Il pontificato di Gregorio XVI vide la riorganizzazione della gerarchia ecclesiastica, la riforma degli ordini esistenti e la fondazione di alcuni ordini nuovi e prodigò notevoli sforzi dedicandosi alle comunità dei paesi extra europei. La rinascita delle missioni del XIX Secolo inizia con il suo pontificato: riorganizzò le opere missionarie dando loro una salda struttura giuridica; fondò circa settanta diocesi e vicariati apostolici e nominò duecento vescovi missionari. Condannò vivamente la schiavitù e la tratta degli schiavi come sistemi oppressivi indegni dei cristiani. Nutrì un autentico interesse per le arti e per la scienza; incoraggiò le ricerche archeologiche nel Foro e nelle catacombe di Roma; fondò il museo etrusco e quello egizio in Vaticano, oltre a quello cristiano nel Laterano. Ebbene, questo Papa, pur essendo ostile, per certi versi, nei confronti delle nuove e moderne tendenze del suo tempo, non lo fu altrettanto con il nuovo metodo terapeutico. Se i Pontefici Leone XII e Pio VIII si erano manifestati sempre favorevoli all’Omeopatia, fu proprio Papa Gregorio XVI (1831-1846) che si distinse più degli altri a difesa del metodo omeopatico, come si può rilevare dal seguente documento: <>. [Estratto del Deutschen Allgemeine Zeitung, n. 827, del 22 Novembre 1844.].

È dunque Papa Gregorio XVI che autorizza, nel 1841, il Dottor Wahle all’esercizio dell’Omeopatia, sebbene egli non possedesse il regolare titolo accademico conferitogli dalle Università Pontificie. Con quel riconoscimento ufficiale di Wahle l’Omeopatia si afferma sempre più, ma il decano dei medici allopatici, il Dottor Lupi, riesce a persuadere Gregorio XVI ad interdire agli Omeopatici la libera distribuzione dei loro medicinali. Dietro questa sordida manovra era evidente non soltanto l’ostilità della scuola allopatica ma anche il palese interesse dei farmacisti. Il Dottor Wahle, nativo di Lipsia, cerca allora di difendere come meglio può l’omeopatia e gli interessi dei colleghi, facendo valere i suoi privilegi di straniero e l’influenza di uno dei suoi protettori, l’Ambasciatore olandese Barone di Liederkerke, nonché quella di numerose famiglie della nobiltà romana che erano tra i suoi pazienti. Il S.S. Papa Gregorio XVI allora si informa più dettagliatamente sul metodo di preparazione dei rimedi Omeopatici ed infine rende giustizia al Dott. Wahle concedendo a lui ed ai suoi colleghi il diritto di distribuire gratuitamente i rimedi Omeopatici ai loro pazienti, rendendo così nulle le vessatorie ordinanze delle Municipalità di Bologna e di Roma che invece lo proibivano. Wahle, inoltre, viene nominato Medico del Convento dei Gesuiti ed ottiene un salario doppio a quello già accordato al suo predecessore. In seguito, Papa Gregorio XVI concede la Gran Croce di Cavaliere al Dottor Centamori, intimo amico di Hahnemann, che dedicò tutta la sua vita alla diffusione dell’Omeopatia nello Stato Pontificio. E fa ancora un gesto che certo dovette allarmare notevolmente gli allopatici: con una Bolla accorda agli ecclesiastici l’autorizzazione di somministrare rimedi Omeopatici in casi urgenti in assenza del Medico, e in tutte le località che sono sprovviste di Medici Omeopatici.



da: www.airesis.net/Therapeutike/therapeutike%201/pitera%20-%20divina_omeop...

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