mobbing - il linciaggio morale

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vanni-merlin
00sabato 10 giugno 2006 00:17
mobbing - il linciaggio morale



Mobbing è parola inglese che deriva dal verbo to mob e significa letteralmente “assalire in massa, affollarsi minacciosamente intorno a un singolo individuo”. Non è il linciaggio fisico e cruento perpetrato da una folla inferocita su un singolo; è qualcosa di più sottile e - sotto certi aspetti - ancor più devastante. E’ un neologismo introdotto nella terminologia scientifica negli anni ’80 del secolo scorso per significare una serie di violenze morali derivanti da comportamenti ostili precipuamente nel mondo del lavoro.
E’ stato definito, dallo stesso scienziato svedese che lo ha coniato, un vero e proprio “terrore psicologico”, e consiste in una serie di ostilità (allusioni, derisioni, boicottaggio, autentiche cattiverie) messe in atto sistematicamente, in maniera continuativa e in misura crescente, da una coalizione di individui in un ambiente di lavoro contro un singolo soggetto designato come vittima. Il quale, di conseguenza, viene sottoposto e costantemente mantenuto in una condizione di impossibilità a difendersi e quindi di impotenza.

Le azioni di mobbing possono essere verticali (da superiore a subalterno) e orizzontali (fra colleghi); e possono verificarsi anche quotidianamente e per periodi molto lunghi.

Non si tratta di uno dei tanti e semplici “conflitti” sporadici che normalmente si verificano in ogni ambiente di lavoro: conflitti temporanei e occasionali che solitamente non lasciano tracce indelebili e che comunque vedono i contendenti su un piede di parità, offensiva e difensiva.

Ciò che distingue un semplice conflitto dal mobbing è la frequenza del maltrattamento, la sua durata e la sproporzione fra i tanti “mobbers” e l’unicità e solitudine della vittima. L’elevata frequenza e la lunga durata del comportamento ostile hanno come effetto - inutile sottolinearlo - uno stato di continuativa e penosa sofferenza nel soggetto vittima, sul piano psicologico, relazionale e psicosomatico.

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Le azioni di mobbing possono essere di vario tipo, e messe in atto, il più delle volte, in presenza della vittima ma entro la cerchia dei mobbers coalizzati:



· sarcasmo, allusioni, derisione, propalazione di segreti o di anteriori confidenze;

· limitazione dell’assertività della vittima, impedendogli di parlare, di addurre le proprie ragioni, di difendersi;

· discredito, calunnie, pettegolezzi, anche presso terzi;

· isolamento fisico e professionale; attribuzione di mansioni (o non-mansioni) frustranti e umilianti, che possono indurre il soggetto all’autolicenziamento;

· plateale ghettizzazione, che può persino consistere nell’evitare il contatto con oggetti appartenenti o toccati dal malcapitato, sino al limite di disinfettare, sotto gli occhi suoi e di tutti, la cornetta del telefono da lui usata;

· sabotaggio e boicottaggio, come l’occultamento di strumenti di lavoro o di notizie essenziali per lo svolgimento delle mansioni di cui la vittima è responsabile; …e altri espedienti di cui è capace l’umana malvagità.



E’ un vero linciaggio morale; caratterizzato, oltretutto, dalla vigliaccheria che contraddistingue la coalizione di tanti contro uno solo: l’unico che subisce uno stato di patimento di cui non vede la fine; una vittima impotente che null’altro può se non far salire al Cielo la desolata e sofferta invocazione della Bibbia: “Signore, fino a quando starai a guardare?” .


Comunque, attenzione: non confondiamo la vittima del mobbing, così come qui se ne è parlato, con l'operaio o l'impiegato incompetente, scansafatiche e a volte anche disonesto, che si convince di essere oggetto di una congiura vessatoria solo perché non si rende conto che chi è in difetto... è lui.



da: www.alalba.it/Psicologia-Mobbing.htm

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