come un casco

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sottolestelle
00venerdì 26 gennaio 2007 12:42








Quando la realtà è più triste del romanzo
Quando il mondo ti sembra avanti di ore
E qualche giorno ti sembra fare più male degli altri
Non prendertela con delitto e il castigo
Investi in qualche gratta e vinci
Che poi c’è sempre un giustizia che dia conto alle dita del prestidigitatore
O della forchetta mancante alla mensa del cronista evaso
O alle ambasce del formaggio di Cantor
O quel buco svizzero della frontiera del messia
Quell’orologio di un appuntamento mancato
All’appuntamento delle morti bianche

Ad ieri 1203

Appunto:


come un casco


alle 13,30

nel suo essere come un caso
scelta nel senso terminologico
il pastore erra
e la pecora vaga
ha già sempre in qualche modo
una presenza in conformità
un esemplare
nel suo essere la situazione

in quel modo gli altri concetti

lievi tracce i luoghi
il flauto alle parole
nel possibile togliendo hanno ameni spazi
determinati da circostanze
accadimenti liberi
nulla intorno
quanto il contrario in quel dato,


parvenze s'inabissano
e distolto pensa l'impulso
senza necessitare a crederlo
afflitto per l'erta d'un monte
se l'intuizione si muove
dell'inclinazione che tinge.


e far uso delle immagini
intervalli quali aspetti dell'ora,
di un mezzogiorno alieno
alle dita del pianista

asserzioni a sedi reali
di un senso differente;
con l'oggetto numinoso a prestare
l'empiria del processo.


corrono
e di stazioni preparano soltanto










GocciaDiParadiso
00venerdì 26 gennaio 2007 18:53

CARO WALTER


mi ha colpita in modo particolare questa strofa....

Quell’orologio di un appuntamento mancato
All’appuntamento delle morti bianche


probabilmente xchè è parte del mio vissuto, ed ancora fa male, è altresì vero che la realtà a volte è così triste da superare ogni umano pensiero, [SM=g27992] ma la vita è anche questo... grandi felicità e dolori insopportabili, trasformarli in parole è quasi impossibile. [SM=g28002]






danzandosottolaluna
00lunedì 29 gennaio 2007 19:03
Re:

Scritto da: sottolestelle 26/01/2007 12.42

nel suo essere come un caso



intendi proprio "caso" o "casco"?

(mi sono perduta un po'...
dopo la tua risposta proverò a commentare) [SM=g27985]
sottolestelle
00sabato 3 febbraio 2007 13:41
Re: Re:

Scritto da:


intendi proprio "caso" o "casco"?

(mi sono perduta un po'...
dopo la tua risposta proverò a commentare) [SM=g27985]




è proprio un "casco", Ade: quel casco messoci in testa dall'assuefazione a tutte le notizie, doviziosamente serviteci, ed asserviteci allo scopo dello scoop, e di un'audience quindi ormai "scooppataci" dentro, cioè sciroppate che giungono
alle nostre sinapsi di uno stupore ormai sopito e di umore a senno claudicante,
come del resto claudicante è diventato anche il nostro animo




walter




merlino celtic
00sabato 3 febbraio 2007 14:20
Dopo questo tuo reply a Ade comincio a mettere "a fuoco" il tuo...contenitore di impressioni stigmatizzate in web.La tua favola è un po' "complicata", ma leggendola e rileggendola si intravede, come in tutte le favole, la morale.Dire "casco" è però generico; ci sono anche i caschi di...banane! [SM=g27987] Ma in fondo, anche un casco di banane può essere oggetto di CONSUMISMO. [SM=g28002]

Gio

[Modificato da merlino celtic 03/02/2007 14.21]

Il Cantore
00venerdì 9 febbraio 2007 18:19
La tua poesia, ricca di simbolismi, ha un suo messaggio che condivido in pieno: in una società come la nostra, dominata dalla meccanizzazione, spesso diveniamo contenitori passivi, senza riuscire a trovare il centro di noi stessi, disperso sal bombardamento di vuoti modelli. Complimenti!!!!

[SM=g28002] [SM=g28002]


Ignazio
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