Umberto Fiori (a me piace da morire)

dueanime
00domenica 9 aprile 2006 20:03


Giardini

Nelle aiuole qua intorno
sotto gli alberi
corrono i cani.
Poi silenzio, nessuno.
Allora questi tre sedili al sole
e i cespugli pieni di fiori
si lasciano vedere come sono.

Chiari, sono, e diventano
sempre più chiari.
Anche le piante: chiare foglia per foglia.
E le ombre nell’erba esatte,
e nel sentiero i sassi, uno per uno,
fatti così, così,
e sempre più precisi, finché di colpo
non assomigliano a niente:
ci sono, sono qui davvero.
Si sente tutta la salvezza allora,
tutto il pericolo.

E si rimane
lì, dritti, con le mani
in mano. Si sta come in ascensore
con uno, con un signore,
per un paio di piani.


***


Stare

A volte in una via
tranquilla, piena di ombra,
si vede dove stiamo,
cosa ci regge.

È un posteggio, qui,
non un posto
Un magazzino,
una specie di sgombero.

Tutto vicino:
le cose grandi
e le cose da poco
gomito a gomito.

Si sta col cielo, qui,
e con la terra,
come per strada i piatti
col frigo e le piante grasse
per un trasloco.


***


Abitanti


Il sole in alto
e sotto il fumo che sale,
la piazza, i muri in ombra: è l’abitudine.
Dietro l’ultima casa
stamattina sembravano
troppo vicine e nude, le montagne.

Voltato l’angolo,
c’era il peso delle persone
salite al volo sull’autobus.
In mezzo i lampi della fiamma ossidrica
Veniva da sotto l’asfalto
l’odore del fango.

Da sempre noi stiamo qui.
A volte però ci pare
di non abitare ancora
nel solito posto. Un giorno, andando al lavoro,
la terra sotto i piedi
sentire com’è dura, com’è solida,
ci fa paura.


***

Tu mi hai insegnato tutto.
Insegnami a morire, bella vista.
A scomparire,
come tu sei scomparsa.

Fa’ che non sappia più cos’è
chiamarsi:
essere Piera, Gustavo,
nave, mare, muretto.

Insegnami a mancare,
a tornare invisibile, com’era
l’occhio in cui ti ammiravi.


***


E' nato a Sarzana nel 1949. Vive a Milano, dove si è laureato in Filosofia. Negli anni ‘70 ha fatto parte - come cantante ed autore - degli Stormy Six, uno dei gruppi “storici” del rock italiano. In seguito ha collaborato con il compositore Luca Francesconi (il radiodramma In ostaggio, il ciclo Radio-lied per la voce di Moni Ovadia, le opere Scene e Ballata) e con il fotografo Giovanni Chiaramonte. E’ autore di saggi e interventi critici sulla poesia, la canzone e il rock. Scrivere con la voce (2003) raccoglie i suoi scritti di argomento musicale. Ha pubblicato le seguenti raccolte di poesia: Case (S.Marco dei Giustiniani, 1986) e, tutte per Marcos y Marcos, Esempi (1992), Chiarimenti (1995), Parlare al muro ( 1996), Tutti (1998), La bella vista (2002). Numerose sono le traduzioni di suoi testi in varie lingue. Sono state pubblicate due antologie personali, una in inglese (Terminus, Dublino, 1998) e l'altra in serbo (Govoriti zidu, Belgrado, 2001).



barbara [SM=g27838]
R.Daneel Olivaw
00sabato 6 maggio 2006 00:46
gli stormy six..un 'eternitàà li ricordo in un freddo inverno anni 70 cantare in un palazzetto la mitica stalingrado..

Autore: U. Flori - T. Leddi Anno 1975


Fame e macerie sotto i mortai
Come l'acciaio resiste la città
Strade di Stalingrado di sangue siete lastricate
Ride una donna di granito sopra mille barricate

Sulla sua strada gelata
La croce uncinata lo sa
d'ora in poi troverà
Stalingrado in ogni città

L'orchestra fa ballare gli ufficiali nei caffè
L'inverno mette il gelo nelle ossa
Ma dentro le prigioni l'aria brucia come se
Cantasse il coro dell'Armata Rossa

La radio al buio e sette operai
Sette bicchieri che brindano a Lenin
E Stalingrado arriva nella cantina e nel fienile
Vola un berretto, un uomo ride e prepara il suo fucile

Sulla sua strada gelata
La croce uncinata lo sa
d'ora in poi troverà
Stalingrado in ogni città
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