dueanime
00domenica 2 novembre 2008 11:00


Siccome qui non ci viene quasi mai nessuno, ho pensato che potremmo fare un gioco. E per questo ho preso un mio racconto appena scritto, di cui vi metterò il titolo, l'incipit e la fine.
Poi ognuno potrà svilupparlo e metterci dentro quello che crede, lungo quanto vuole, scritto come vuole e di qualsiasi genere letterario.
Così, per provare.
Al massimo gioco da sola [SM=g9320]

pronti? ...via!!!



Topi


qui cade il vento e c’è da fare
battere la polvere dalle vele
tenere d’occhio i topi
nel caso abbandonino la nave



Ho scelto quattro colori che non c’entrano niente con noi due. Un rosso metallico, un viola, un verde militare e infine il nero.
Non sono per te.
.....
.....
.....
.....
.....
.....
.....
.....
.....
.....
.....


Lui non ha detto niente, stavolta. Più tardi, ha ascoltato la poesia che ho scritto mentre aspettavo che salisse il caffè. Gli ho detto che non era per lui e non ci ha creduto.

il mio braccio sinistro è un remo d'aria dolce,
sposta materia trasparente che oggi non mi parla
solo un accenno di nuvole aghiformi
che grattano la pelle
il cuore ci pulsa nelle palpebre
si dà come un metronomo
ma noi finiamo sempre fuori tempo

qui cade il vento e c’è da fare
battere la polvere dalle vele
tenere d’occhio i topi
nel caso abbandonino la nave



b. [SM=g7265]




dueanime
00mercoledì 5 novembre 2008 00:33
insomma, sapete cosa ho fatto?
ne ho scritto un altro [SM=g9320]
certo per voi non farebbe differenza se io mettessi qui il racconto originario piuttosto che quello che ho appena scritto, ma siccome invece per me la differenza la fa, metto il secondo [SM=g8121]
per il momento [SM=g9320]



Topi


qui cade il vento e c’è da fare
battere la polvere dalle vele
tenere d’occhio i topi
nel caso abbandonino la nave



Ho scelto quattro colori che non c’entrano niente con noi due. Un rosso metallico, un viola, un verde militare e infine il nero.
Non sono per te.
Finalmente posso scegliermi le tazze per la prima colazione, e detestare liberamente tutti i coordinati che infestano la tua casa, le lenzuola le pentole i piatti le candele i cuscini sul divano le saponette profumate gli asciugamani impilati per gradazione e quegli sbuffi orribili di fiori finti che strabordano da tutti i vasi. Anche tuo marito l’hai scelto in gradazione, un biondo più scuro del tuo, un filo più alto, con gli occhi appena più chiari.
Perfino le figlie rispettano il tuo senso estetico e le tue manie per l’ordine progressivo! Non sono infatti la più bassa? La più ostinata? La più sfortunata in fatto di uomini? Non sono quella che ha portato più a lungo l’apparecchio per i denti? Che si è prestata di più a sopportare le paturnie di papà? Che si è sacrificata maggiormente per il bene della famiglia?
E adesso che ho una casa tutta mia, meravigliosamente asimmetrica e in disordine, vorresti, come hai detto?, rintanarti in una stanzetta insieme a tuo marito? E mica una stanza qualunque, poi. No! Il mio studiolo, quello che ho dipinto da sola con le spugnature e le pennellate alla come viene viene che tra parentesi è venuto benissimo. Tra i miei libri, i miei numeri di Martin Mystère, le mie scatole di carta da regalo riciclata. E la mia collezione di penne stilografiche in onore di tutte le volte che mi hai impedito di comprarne una perché mi sarei macchiata le dita d’inchiostro, dicevi.
Mica l’ho capito, oltretutto, perché vorreste rintanarvi proprio qui. Tu non la sopporti, la campagna, e non sopporti nemmeno il mio vicino. Lui si divertirebbe un mondo, a dire il vero, non farebbe altro che provocarti per vedere la tua faccia. Pensa, riesce a cantare ruttando certe famosissime arie della Traviata.
Rintanarsi, ma non siete già abbastanza infelici nella vostra casa, già rintanati da anni come topi coi vostri cimeli da due lire? Volete impregnare d’infelicità un altro posto?
E’ inutile parlare con te, so che non ascolteresti. Mi interromperesti continuamente, notando quello schifosissimo geco sul muro, i miei capelli che quando li hai lavati l’ultima volta, cara?, il mestolo che ha il manico piegato a sinistra, e un lembo di carta che spunta dalla fruttiera. E cercheresti di farlo sparire sotto la porcellana perché la tua idea del mondo ne uscirebbe turbata! Dio!
Ne ho parlato con papà, invece. Ti ho fregato e ne ho parlato con papà. La sua fragilità mi fa così tenerezza che è quasi insopportabile. E pensare che un tempo avrebbe cominciato a gridare alla lesa maestà.
Ad ogni modo l’ho fatto sedere sulla sedia a dondolo e gli ho detto: “Ma ti sei accorto, papà, che i tuoi capelli sono di un biondo più scuro di quelli della mamma, e che sei un filo più alto, ed hai gli occhi appena più chiari?”
Lui mi ha guardato ed ha aggrottato le sopracciglia. Ha ragione, ad aggrottare le sopracciglia, per un milione di motivi. Io però gliele ho distese, accarezzandole con il palmo della mano.
Aveva gli occhi più velati del solito, ha curvato la schiena come se fosse assorto.
Così, lui tutto curvo ed io tutta carezzevole, gli ho detto che non vi avrei ospitati a casa mia. Che vi volevo molto bene, e che ci sarei sempre stata per qualunque cosa, io come le mie sorelle, e che mi sarei buttata nel fuoco per voi, e che avremmo pagato qualcuno per darvi una mano con le pulizie, la spesa, le vostre incombenze quotidiane. Ma non vi avrei ospitati a casa mia.
Perché volevo quattro tazze per la colazione di quattro colori diversi.
Una tazza rosso metallico, una viola, una verde militare e infine una tazza nera.
Lui non ha detto niente, stavolta. Più tardi, ha ascoltato la poesia che ho scritto mentre aspettavo che salisse il caffè. Gli ho detto che non era per lui e non ci ha creduto.

il mio braccio sinistro è un remo d'aria dolce,
sposta materia trasparente che oggi non mi parla
solo un accenno di nuvole aghiformi
che grattano la pelle
il cuore ci pulsa nelle palpebre
si dà come un metronomo
ma noi finiamo sempre fuori tempo

qui cade il vento e c’è da fare
battere la polvere dalle vele
tenere d’occhio i topi
nel caso abbandonino la nave



b.









lemieparole
00mercoledì 5 novembre 2008 19:12
brava



adesso beccati questo
lemieparole
00mercoledì 5 novembre 2008 19:14
Topi





qui cade il vento e c’è da fare

battere la polvere dalle vele

tenere d’occhio i topi

nel caso abbandonino la nave






Ho scelto quattro colori che non c’entrano niente con noi due. Un rosso metallico, un viola, un verde militare e infine il nero.

Non sono per te.


Non sei mai stato cromaticamente abbinabile. Anzi, adesso che ci penso non sei mai stato abbinabile a niente. Questo, ci scommetto, qualcuno lo attribuirebbe alla tua originalità. Qualcuno che passerebbe del tempo con te. Lo stesso qualcuno che quando parla di te scuote la testa e sorride. Qualcuno che non ti conosce.
Di nero ho preso l'inchiostro e la vernice del box: Off limits.
Il verde militare lo userò per lo steccato, il recinto: Off limits.
Del viola non saprei che farne, pensavo al soffitto, ma poi ho cambiato idea, sarà per via di quella storia di Gino Paoli: borderline case.
Il rosso metallico è il colore del barattolo di un veleno che ho comprato. Per topi: extreme limit.

Ripensandoci tu sei sempre stato un topo. No, non fraintendermi, non pensavo alle fogne. Piuttosto ad una certa maniera di sgusciare via, scivoloso, saettante. Hai sempre avuto la prontezza di scaraventarti fuori dalla stiva . Eri il maestro della posa dischienaamezzocentimetrodallaporta.

Non te l'ho detto ma c'è un quinto colore: l'azzurro.

Ho preso delle lenzuola nuove per il letto di Maurizio, non ne poteva più di quelle bianche. O non ne potevo più io. Di vederlo già pallido inchiodato al bianco. Lui non se accorge ma l'azzurro gli ricorda il mare. Alla fine è sempre il mare, non credi? L'ultima cosa che ci unisce. Maurizio che è attraccato al San Raffaele, il topo che scappa al minimo segnale ed io che non faccio altro che remare.
La stanza che gli hanno dato è carina, abbastanza ampia, c'è una poltrona per le visite. Io mi siedo lì. Una finestra che guarda sul giardino. Un comodino e un fornelletto. Quando ci vado di domenica metto su il caffè, poi gli leggo qualcosa.

Gli chiedo sempre se ne vuole una tazza, ogni tanto mi sorride. Spesso mi chiede di te anche se sa che mi invento le risposte.
Lui non ha detto niente, stavolta. Più tardi, ha ascoltato la poesia che ho scritto mentre aspettavo che salisse il caffè. Gli ho detto che non era per lui e non ci ha creduto.


il mio braccio sinistro è un remo d'aria dolce,

sposta materia trasparente che oggi non mi parla

solo un accenno di nuvole aghiformi

che grattano la pelle

il cuore ci pulsa nelle palpebre

si dà come un metronomo

ma noi finiamo sempre fuori tempo


qui cade il vento e c’è da fare

battere la polvere dalle vele

tenere d’occhio i topi

nel caso abbandonino la nave









dueanime
00giovedì 6 novembre 2008 08:04
adesso

posso mettere il primo...


Topi


qui cade il vento e c’è da fare
battere la polvere dalle vele
tenere d’occhio i topi
nel caso abbandonino la nave



Ho scelto quattro colori che non c’entrano niente con noi due. Un rosso metallico, un viola, un verde militare e infine il nero.
Non sono per te.
Gli mando un messaggio. Sei libero oggi? E’ libero.
Scrive che arriverà alle due. Faccio una lunghissima doccia, mi depilo con cura, mi trucco, mi pettino i capelli.
Cambio idea su cosa indossare almeno cinque volte, sei, se si conta l’ipotesi di accoglierlo nuda. Niente scarpe, in ogni caso.
Francamente, penso che nemmeno abbia visto quello che indossavo. Quando gli apro la porta dico – Quanto tempo è che non ci vediamo?
- Era maggio – risponde.
Quasi un anno. Non è cambiato. Glielo dico.
- Tu invece sei un po’ invecchiata – dice lui.
Poi mi spoglia. In cucina, lasciando cadere i vestiti sul pavimento. Si inginocchia di fronte a me. Sento sotto le dita i suoi capelli sottili da bambino.
- Scopami – gli dico.
Nemmeno io ricordo i suoi vestiti.
- Quanti uomini hai avuto in questi mesi? – mi chiede.
Rido e gli mordo piano la lingua. Lo tocco più che posso, in tutti i modi che mi vengono in mente. L’avrei toccato anche con il cervello, ma questa intimità non ci è concessa. Sarebbe molto più facile, con te. Con il cervello ci siamo toccati molte volte, i nostri lobi, i corpi callosi, l’ipotalamo. Abbiamo due cervelli molto sessuali.
Lui no, non saprebbe nemmeno di cosa parlo.
Mi dice: voglio legarti. Gli faccio vedere i quattro foulards già pronti e nascosti sotto le coperte.
Uno rosso metallico, uno viola, uno verde militare e infine il nero. Mi immobilizza allargandomi gambe e braccia, facendo attenzione a ridurre al minimo la mia possibilità di movimento. Poi si accoccola tra le mie cosce a guardarmi. Io non dico niente, inarco la schiena per avvicinare il bacino al suo respiro.
Lo sento muoversi piano, forte, piano. Passa molto tempo, laggiù.
- Vieni a baciarmi – gli dico.
Risale come un palombaro lungo la corda della boa.
Gli chiedo di slegarmi le mani, ho i polsi indolenziti e non riesco ad accarezzarlo come vorrei. Mentre cerca di sciogliere i nodi ai polsi mi accorgo che di profilo somiglia a Leonard Cohen.
Rido, lui non capisce, ma nemmeno gliene importa e mi gira di schiena.
Poi si allunga verso il comodino per prendere un preservativo. Ma quando ce l’ha appoggiato?
La scopata è soddisfacente, ma non la cosa migliore. Troppo breve, troppo silenziosa. Quando viene non me ne accorgo. Questo non glielo dico, i maschi su queste cose sono suscettibili.
Il sesso è la saggezza dei corpi, gli dico all’improvviso, ma so che lo sto dicendo a te. Tu capiresti.
Lui scuote la testa e dice che sono matta.
Anche tu ogni tanto lo pensi, e pensi che io e lui non abbiamo scopato sul serio. Invece l’abbiamo fatto, e prima di venire ho detto: “Il mio braccio sinistro è un remo d’aria dolce”.
Lui non ha detto niente, stavolta. Più tardi, ha ascoltato la poesia che ho scritto mentre aspettavo che salisse il caffè. Gli ho detto che non era per lui e non ci ha creduto.

il mio braccio sinistro è un remo d'aria dolce,
sposta materia trasparente che oggi non mi parla
solo un accenno di nuvole aghiformi
che grattano la pelle
il cuore ci pulsa nelle palpebre
si dà come un metronomo
ma noi finiamo sempre fuori tempo

qui cade il vento e c’è da fare
battere la polvere dalle vele
tenere d’occhio i topi
nel caso abbandonino la nave



b.







apassoleggero
00giovedì 6 novembre 2008 09:29
bravissimi

mi sono piaciuti tutti moltissimo...

vi leggo sempre con piacere,

[SM=g7265]

Anna

lemieparole
00venerdì 7 novembre 2008 19:43
grazie anna..mi piace questa idea, in ogni caso, e credo che su questi topi di barbara scriverò ancora...quell'incipit è una specie di trappola [SM=g27988]
dueanime
00sabato 8 novembre 2008 16:14
E tre


Topi


qui cade il vento e c’è da fare
battere la polvere dalle vele
tenere d’occhio i topi
nel caso abbandonino la nave



Ho scelto quattro colori che non c’entrano niente con noi due. Un rosso metallico, un viola, un verde militare e infine il nero.
Non sono per te.
Questi colori non sono per te, io non sono per te.
Eppure domani ti sposo, non è buffo?
Sono certa che centinaia, migliaia di decisioni importanti vengano prese così. Per quanto mi riguarda si tratta di pigrizia. Mi ci vedi tu a pensare i quando e i come, le considerazioni sull’amore, gli interessi in comune, come saresti nelle vesti di padre?
Sono una donna superficiale. Ho bisogno di sposarmi. Non c’è altro.
Ah, sì. Ho un desiderio. Hai mai desiderato? Sul serio, dico. Così tanto da sentire un’arsura alla gola e faresti qualunque cosa pur di avere un po’ di sollievo.
Un desiderio che corrode. Ci hai mai pensato che il motore di tutta la nostra vita, il motore vero e segreto è il desiderio?
Vuoi sapere il mio?
E’ un desiderio blasfemo, per questo ho voluto la chiesa. Voglio fare pensieri impuri, si dice così? Pensieri impuri davanti all’altare, tutto quel marmo e il sacerdote a dirci come dovremo vivere i nostri anni futuri. No, non è particolarmente insolito. Chissà quanta gente si è divertita prima di me.
E va bene. Volevo prenderti in giro senza farti male. Ma non è giusto, lo so, tu sei un feroce sostenitore della verità. Tu ami la verità, la curi in ogni parola che dici. Posso nasconderla proprio a te?
Allora è questa la verità. Voglio una vita normale. Normalissima, davvero, dei figli, un marito, la cena da preparare la sera, gli orari, il letto da dividere, i calzini altrui strofinati tra le mani. Niente di eccezionale o di romantico. L’amore non c’entra. Vorrei distrarmi più che posso, si rischia di impazzire, sai? A seguire come faccio io tutti i pensieri sul senso delle cose, sulla fede che non viene. Si può diventare matti. E allora faremo come tutti, credere senza fede, vivere senza capire. Non toccheremo niente, non lasceremo disordine. Né io né te.
Te la ricordi Nina? Mi ha regalato una cavia. Che razza di regalo è, per un matrimonio? Sai niente delle cavie, tesoro? No? Sono animali paurosi, ci mettono molto tempo a fidarsi di qualcuno, si spaventano al minimo rumore. Non sarebbe stato meglio un topo, più allusivo, più pertinente? Di quelli che infestano le stive delle navi, e che cercano di ottenere il meglio dalla navigazione. Non sanno niente del porto in cui arriveranno. E nemmeno della nave, in fondo. Tanto la fine del topo la faranno comunque.
Ahah! C’è del gran ridere qui, ed io avrei finito la mia arringa. Stavolta sono stata breve, no? Domani ci sposiamo. Ci sono ancora molte cose da fare. Innocente o colpevole, vostro onore? Innocente o colpevole? Innocente o colpevole?

Lui non ha detto niente, stavolta. Più tardi, ha ascoltato la poesia che ho scritto mentre aspettavo che salisse il caffè. Gli ho detto che non era per lui e non ci ha creduto.

il mio braccio sinistro è un remo d'aria dolce,
sposta materia trasparente che oggi non mi parla
solo un accenno di nuvole aghiformi
che grattano la pelle
il cuore ci pulsa nelle palpebre
si dà come un metronomo
ma noi finiamo sempre fuori tempo

qui cade il vento e c’è da fare
battere la polvere dalle vele
tenere d’occhio i topi
nel caso abbandonino la nave



b.







lemieparole
00sabato 8 novembre 2008 16:38
qui cade il vento e c’è da fare
battere la polvere dalle vele
tenere d’occhio i topi
nel caso abbandonino la nave



Ho scelto quattro colori che non c’entrano niente con noi due. Un rosso metallico, un viola, un verde militare e infine il nero.
Non sono per te.

In realtà non sono per nessuno. Sono quattro colori. Quattro oggetti nemmeno troppo originali.
Il rosso metallico è il microfono che regalerò a Giovanna. Ha ricominciato a cantare, sai? A dispetto di tutti.
Una camicia viola. Sta bene coi jeans e pare che quest'anno sia di moda. Non credo occorra dire altro.
Il verde militare, questa te la racconto dopo è troppo complicata. Il verde certe volte è un colore che porta a delle conseguenze.
Il nero. E' nero, punto. Di qualunque cosa si tratti, la sua vita, perfino la durata, è segnata.
Non ti ho ancora detto di Maria. Se ne è andata, di notte come un topo, ha detto Dario. Lui ha tradotto la sua voglia di andarsene in paura. Vigliaccheria. Andarsene di notte, non è da lei, mi sembra una cosa da pantera (un'altra cosa nera), quasi da materia trasparente. No, Maria non è un topo. Maria è fragile ma questo non c'entra né con le fogne né con le stive. La sua fragilità ricorda una certa meraviglia. Lo sconcerto di certe albe.
Senti non mi va di raccontarti del verde militare, non stavolta.
Verde, come gli occhi di Maria. L'ho ricordato a Dario oggi pomeriggio, l'ho fatto apposta.
Lo punisco, lo stuzzico. Lo stano. Per come la vedo io il topo è lui.
Lui non ha detto niente, stavolta. Più tardi, ha ascoltato la poesia che ho scritto mentre aspettavo che salisse il caffè. Gli ho detto che non era per lui e non ci ha creduto.

il mio braccio sinistro è un remo d'aria dolce,
sposta materia trasparente che oggi non mi parla
solo un accenno di nuvole aghiformi
che grattano la pelle
il cuore ci pulsa nelle palpebre
si dà come un metronomo
ma noi finiamo sempre fuori tempo

qui cade il vento e c’è da fare
battere la polvere dalle vele
tenere d’occhio i topi
nel caso abbandonino la nave
dueanime
00sabato 8 novembre 2008 16:45
ma allora è vero
che i topi sono prolifici...

[SM=g9320] [SM=g9320]

tra l'altro questo è stato un parto gemellare, praticamente [SM=g27988]

ma nessun altro ha voglia di alimentare questa colonia?

b.

apassoleggero
00domenica 9 novembre 2008 13:22
hei, voi due lì sopra

che invidia... [SM=g27988]

siete bravissimi, mi piacciono molto anche gli ultimi... da giorni sto pensando a qualcosa, non ho mai scritto racconti ma voi siete così... stimolanti [SM=g8439] (si può dire, vero? [SM=g9320] )

non prometto niente ma vorrei tanto riuscire anch'io a scrivere qualcosa...

chissà [SM=g10324]

buona domenica, carissimi [SM=g7265]

kerianseray
00mercoledì 12 novembre 2008 16:52
li ho stampati e me li porto a casa questa sera li leggerò prima di dormire, qui non ho troppo tempo ma da quel che ho visto mi sembrano un gran bel leggere.

Bravi [SM=g8431]

ohhhhh....sognerò mica dei topi neh [SM=g27994]



gasparastampami
00venerdì 19 giugno 2009 22:48
Ho scelto quattro colori che non c'entrano con noi due, un rosso metallico, un viola un verde militare e infine il nero. Ma, cazzo, sono dei colori. Tu che amavi solo il puro legno, e vestivi con quelle assurde giacche color caki , sahariane, impermeabili burberry li chiamavi, avevi sempre un nome per le cose, per me erano solo COSE.Mi leggevi "il mattino dei maghi"" e Castaneda, ma era solo letteratura. Quella che saluta le piante e ringrazia la fontana per l'acqua sono io, senza conoscere i tuoi mistici, profeti e senza aver letto Fulcanelli e le sue cattedrali.E la tua anima noir...la grafica di Topor mi faceva avere gli incubi, altro che Fussli.Ti chiamavo "quello dei non-colori", ed era vero, non c'erano colori in te e a poco a poco ero diventata color polvere anch'io,perfino il verde dei miei occhi era color fanghiglia.E sai una cosa? perfino il colore del desiderio se n'era andato, riuscivo a farlo con te solo se mi grattavi la schiena, ridiventavo gatta per un poco, ma poi il soffitto era solo un muro da ridipingere, mentre contavo aspettando che tu venissi. Lo sai cosa vuol dire, contare, mentre lo si fa? E vuoi che io pianga? Qui cade il vento e c'è da fare / battere la polvere dalle vele/tenere d'occhio i topi/nel caso abbandonino la nave
Rosaria
dueanime
00lunedì 29 giugno 2009 08:58
che bella sorpresa...

ancora qualcuno che gironzola senza meta e si ferma dove più gli piace il panorama [SM=g7265]

grazie, gaspara
b.
gasparastampami
00lunedì 29 giugno 2009 19:51
carissima, gironzolo ma se fosse per me non farei altro, queto forum è una continua fonte di sorprese, giri l'angolo e trovi una sorpresa come questa serie di racconti.
Tra l'altro, con la prosa credo di andare un pò meglio.
Le tue "Topi" sono bellissime.ciao.rosaria [SM=g7265]
apassoleggero
00venerdì 3 luglio 2009 01:52


[SM=g8894]

lavori in corso [SM=g9406]


apassoleggero
00lunedì 28 settembre 2009 10:29
qui cade il vento e c’è da fare
battere la polvere dalle vele
tenere d’occhio i topi
nel caso abbandonino la nave


Ho scelto quattro colori che non c’entrano niente con noi due. Un rosso metallico, un viola, un verde militare e infine il nero.
Non sono per te.



Dici sempre che sono troppo ordinata.
I libri impilati alla stessa altezza, le tazze col manico tutto a sinistra, le frange del tappeto pettinate. Ridi delle mie piccole manie.
Ancora adesso se sono arrabbiata, passo l’aspirapolvere per tutta la casa e non parliamo di quando stendo i panni: le mutande tutte vicine, le calze già appaiate e appese per le punte, le camicie sugli omini. Scelgo anche le mollette con cura.
Dici che perdo tempo. Mia madre dice che si fa meno fatica, dopo.

Arrivi tardi. Poi mi abbracci, da dietro. Posso sentire la risata leggera sul mio collo ed il respiro tra i capelli.
Noti i miei acquisti ai piedi del divano ma non sei curioso, non lo sei mai stato.
Quando ti mostro la borsa viola non dici nulla ma posso immaginare cosa pensi.
Gli occhiali li ho scelti neri; ho sempre desiderato degli occhiali neri, montatura quadrata, abbastanza grossi.
Alla nuova moka, rosso metallico, so che lo pensi ma ti trattieni.
Con l’ultimo pacchetto spero d’avere maggior successo: un bikini verde militare.
- Lo provo? - e già ho sbottonato la camicia.
Non sai quanto mi è costato ma mi sta da dio.
- Più tardi -
Lo dici senza guardami, troppo preso dalle previsioni del tempo.
Intanto anche la lavatrice ha finito ma la centrifuga dei pensieri non si ferma.
Sembrano quei topi sulla ruota (o forse sono criceti?).
Li ho sempre trovati così stupidi...

Dovresti proprio guardarlo lo stendino stasera: un disordine totale, mollette spaiate, calze in ogni dove. E libri sparsi, sul divano.

Lui non ha detto niente, stavolta. Più tardi, ha ascoltato la poesia che ho scritto mentre aspettavo che salisse il caffè. Gli ho detto che non era per lui e non ci ha creduto.

il mio braccio sinistro è un remo d'aria dolce,
sposta materia trasparente che oggi non mi parla
solo un accenno di nuvole aghiformi
che grattano la pelle
il cuore ci pulsa nelle palpebre
si dà come un metronomo
ma noi finiamo sempre fuori tempo

qui cade il vento e c’è da fare
battere la polvere dalle vele
tenere d’occhio i topi
nel caso abbandonino la nave



lemieparole
00mercoledì 30 settembre 2009 12:41


direi che ci sei anna....

ancora un paio di dettalgi da sistemar eper me

1) non mi piace "sostare" abbinato al respiro tra i capelli, secondo me puoi farne a meno...

2) e forse è da sisteare il pezzo della centrifuga ..e dei topi ecc...


ma per essere il tuo primo racconto....brava [SM=g11198]
Questa è la versione 'lo-fi' del Forum Per visualizzare la versione completa clicca qui
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 00:14.
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com