Fame?
E' un percorso imboccato, mi si perdoni il gioco di parole. Non fosse che le precedenti generazioni di italiani, che provenivano ancora in gran parte dalla campagna conservandone in citta' la mentalita' e le abitudini (in negativo e in positivo, sia chiaro), indebitandosi molto meno degli altri popoli e mettendo i soldi sotto la mattonella e nel mattone, hanno accumulato un capitale
privato che stime lette un po' di tempo fa -vado a memoria- davano attorno agli 8mila miliardi di euro, cioe' uno dei piu' alti del pianeta (*).
Certo, sono stime quantomai variabili, soprattutto perche' c'e' dentro il valore del patrimonio immobiliare, il piu' gonfiato e irrealistico in assoluto. Ma anche dimezzandola, la cifra vale due volte il debito pubblico, e 2.5 volte il PIL annuale.
Ergo, anche solo consumando l'esistente e limitandosi al piccolo cabotaggio, la generazione dei nati negli anni 40 e 50 (forse la piu' fortunata della Storia) potrebbe mantenere il paese per venti o trent'anni senza eccessivi problemi. Certo, andando via via a star peggio. Ma l'effetto "lente deformante" dovuto al capitale accumulato (in modo non dissimile a quello del debito pubblico) puo' sviare moltissimo la percezione di cio' che accade. La
jeunesse non è(sembra) mai stata cosi'
dorée come nell'ultimo decennio,
malgré le ripetute crisi. In fondo, salvo picchi isolati, sono gia' venti o trent'anni che il Paese economicamente ristagna, vivendo di cio' che aveva accumulato prima.
Discorsi paradossali e che non tengono conto di mille altri fattori, certo. Ma la decadenza e' un processo lungo. E
nel frattempo...
Sash
(*) e infatti fa gola a molti, ma questo e' un altro discorso.