Processo a Charles Dickens

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koala3
00giovedì 2 dicembre 2010 16:26
Lo pensavo leggendo Grandi speranze.

Le coincidenze telenovelistiche dei romanzi di Dickens sono francamente indigeribili (non a caso, direte, sono feuilleton). Figli, genitori naturali, benefattori e beneficiati, antichi nemici o antichi amori ricompaiono inevitabilmente a distanza di decenni con diabolica puntualità. In questi intrecci sembra non esserci il senso della misura, né tantomeno l'attenzione alla verosimiglianza.
I protagonisti, nove volte su 10, sono buoni a 360 gradi, buoni di una bontà indefinita e immotivata, spesso angelica, talvolta sciapa. Anche questa lontana dal vero.
Per ocntro certi cattivi sembrano i villain delle fiabe.
Fortune e patrimoni piombano addosso o svaniscono al soffiare del vento. Dall'eredità inattesa al carcere per i debitori il passo è brevissimo.

Leggere tutta la vita solo Dickens sarebbe qualcosa di insopportabile.
Eppure non leggerlo affatto sarebbe una perdita non da poco.
Non solo perché ha il dono della narrazione, banalmente.
Ma anche perché i suoi personaggi riusciti, di solito i comprimari, ripagano della monodimensionalità utopistica dei pii protagonisti. E perché sfugge al buonismo con pagine amarissime.

A differenza di altri romanzi Grandi speranze riesce a cogliere debolezze e contraddizioni umane già nell'animo del protagonista: di fondo innocuo, ma vanesio e vano, poco saggio, debole. e beneficia della grandezza di quei personaggi minori che sono la vitalità delle opere dickensiane e ciò che le rende davvero memorabili per il lettore. Oltre ai grandi sentimenti, coronati o frustrati che siano, profondamente umani, anche quando sfociano nella follia e nell'ossesione.


Juan Galvez
00giovedì 2 dicembre 2010 20:30
Chi non abbia letto Grandi speranze è l'uomo (o la donna) più fortunato della terra. Perché ha ancora la possibilità di leggere il più bel romanzo della sua vita. Ah no, il secondo più bel romanzo: dopo David Copperfield.

Dickens non è superiore ai suoi difetti: è superiore perché ha i suoi difetti. Non c'è un narratore così narratore.

V.
Sashimi
00giovedì 2 dicembre 2010 23:01
Curiositas curiositatum, ho da poco comprato un libretto con 3 racconti natalizi, pagine dorate, illustrazioni tratte dalle edizioni originali, mignon, davvero bellino:



ed ho iniziato a leggiucchiarlo proprio oggi. Ahimé, il vasto vocabolario dickensiano e soprattutto le sue digressioni descrittive mi hanno per ora respinto: ci devo riprovare piu' sotto le feste, o optare per la traduzione.

Di Oliver Twist, letto quando avevo dodici anni nell'edizione BUR, serbavo un bel ricordo, cosi' come ovviamente di Scrooge. Mi piacque assai meno David Copperfield, ma di sicuro quella che lessi era, purtroppo, una riduzione scolastica.

Nel Dickens mood, pero', mi ci ha spinto a capofitto la recente lettura di Drood di Dan Simmons:



terminato il quale avevo una voglia pazzesca di leggere qualsiasi cosa di Dickens e del suo amicone Wilkie Collins, romanzieri in Londra, 1865.

Un libro formidabile, che non posso non consigliare a chi si interessi anche solo di striscio a Dickens, qui co-protagonista e oggetto/soggetto di una biografia fittizia degli ultimi cinque e misteriosi anni di vita, quelli dopo l'incidente ferroviario cui scampo' per miracolo, scritta da Collins in un suo diario pubblicato postumo.

800 pagine fitte e documentate, un'immersione totale nel mondo vero e letterario di meta' Ottocento che, lungi dall'essere soporifera, rivela (tenta di rivelare) l'uomo dietro il mito, non risparmiando i dettagli meno agiografici; ma soprattutto, un riuscito esempio di narratore dichiaratamente inaffidabile, strada difficilissima da seguire senza mandare tutto a catafascio. E' un horror thriller, ma non lo e'; e' un'avventura fatta di sotterranei londinesi infestati da un culto maligno, ma e' la cronaca di come funzionava la stesura e pubblicazione di un libro a meta' '800. E' vestito da best seller, ma e' uno dei meno commerciali che abbia mai letto. E' vero, ma e' finto. Scritto da un americano in un inglese che ricalca costrutti vittoriani, ma e' anche palesemente moderno e dunque irrealistico - la giusta lingua per un elaborato gioco letterario sul mondo degli scrittori e sulle loro ossessioni e paturnie e terribili, concretissime gelosie.

Sash
rimatt1
00giovedì 2 dicembre 2010 23:39
Drood è arrivato anche in Italia? Negli States l'ho sfogliato diverse volte ma, un po' per la mole e un po' per il sospetto - rivelatosi motivato, a quanto sembra - che sia scritto in un inglese ostico, non l'ho comprato. Ovviamente me ne sono pentito, e a leggere questo post il mio rammarico aumenta ulteriormente. :-)
Sashimi
00venerdì 3 dicembre 2010 00:28
rimatt1, 02/12/2010 23:39:

Drood è arrivato anche in Italia?



Si', da non molto, un mese o due. L'Ottocento tira in questo periodo e, a conferma di un'industria letteraria avida di nuovi sottofiloni, in questo lasso di tempo ho trovato almeno altri due romanzi fantathriller/quel-che-e' ambientati negli stessi anni a Londra, uno dei quali ha di nuovo a che fare direttamente con Charles D. (The Last Dickens, di Matthew Pearl) .

E senza contare l'ultimo di Eco.

Quanto all'inglese di Drood, devo dire che, a parte alcuni passaggi, mi e' risultato scorrevole e piacevole per la maggior parte della lettura, ma e' un giudizio altamente soggettivo - Simmons rimane pur sempre un bestsellerista, anche se di fascia alta, e sara' stato attento a non mettere troppo in difficolta' i suoi lettori [SM=x74926]


Sash
rimatt1
00venerdì 3 dicembre 2010 09:50
Quindi c'è! Grazie, recupererò senz'altro. :-)
koala3
00venerdì 3 dicembre 2010 12:24
Re:
Sashimi, 02/12/2010 23.01:

Curiositas curiositatum, ho da poco comprato un libretto con 3 racconti natalizi, pagine dorate, illustrazioni tratte dalle edizioni originali, mignon, davvero bellino:



ed ho iniziato a leggiucchiarlo proprio oggi. Ahimé, il vasto vocabolario dickensiano e soprattutto le sue digressioni descrittive mi hanno per ora respinto: ci devo riprovare piu' sotto le feste, o optare per la traduzione.

Di Oliver Twist, letto quando avevo dodici anni nell'edizione BUR, serbavo un bel ricordo, cosi' come ovviamente di Scrooge. Mi piacque assai meno David Copperfield, ma di sicuro quella che lessi era, purtroppo, una riduzione scolastica.

Nel Dickens mood, pero', mi ci ha spinto a capofitto la recente lettura di Drood di Dan Simmons:



terminato il quale avevo una voglia pazzesca di leggere qualsiasi cosa di Dickens e del suo amicone Wilkie Collins, romanzieri in Londra, 1865.

Un libro formidabile, che non posso non consigliare a chi si interessi anche solo di striscio a Dickens, qui co-protagonista e oggetto/soggetto di una biografia fittizia degli ultimi cinque e misteriosi anni di vita, quelli dopo l'incidente ferroviario cui scampo' per miracolo, scritta da Collins in un suo diario pubblicato postumo.

800 pagine fitte e documentate, un'immersione totale nel mondo vero e letterario di meta' Ottocento che, lungi dall'essere soporifera, rivela (tenta di rivelare) l'uomo dietro il mito, non risparmiando i dettagli meno agiografici; ma soprattutto, un riuscito esempio di narratore dichiaratamente inaffidabile, strada difficilissima da seguire senza mandare tutto a catafascio. E' un horror thriller, ma non lo e'; e' un'avventura fatta di sotterranei londinesi infestati da un culto maligno, ma e' la cronaca di come funzionava la stesura e pubblicazione di un libro a meta' '800. E' vestito da best seller, ma e' uno dei meno commerciali che abbia mai letto. E' vero, ma e' finto. Scritto da un americano in un inglese che ricalca costrutti vittoriani, ma e' anche palesemente moderno e dunque irrealistico - la giusta lingua per un elaborato gioco letterario sul mondo degli scrittori e sulle loro ossessioni e paturnie e terribili, concretissime gelosie.

Sash


Questa è davvero una segnalazione molto particolare. avendo letto la descrizione di ibs mi auguro che Collins abbia avuto in realtà un'esistenza molto più serena!
Da appassionata totale di Wilkie Collins, persino più che di Dickens, trovo l'operazione interessante... una tentazione. [SM=x74929]
Tra parentersi, devo ancora recuperare le opere scritte a quattro mani dai due.

L'introduzione di Garzanti su Grandi speranze evidenzia comunque nel dettaglio limiti e grandezza di Dickens proprio come era venuto in mente a me finito il libro.
Che comunque non mi aspettavo fosse quasi il tuo preferito, Vinc [SM=x74931]


Fog
00venerdì 3 dicembre 2010 16:58
Juan Galvez, 02/12/2010 20.30:

Chi non abbia letto Grandi speranze è l'uomo (o la donna) più fortunato della terra. Perché ha ancora la possibilità di leggere il più bel romanzo della sua vita. Ah no, il secondo più bel romanzo: dopo David Copperfield.

Ti si è guastata la tastiera: sicuramente volevi scrivere "dopo Il circolo Pickwick". [SM=x74933] [SM=x74968]

Sashimi
00sabato 4 dicembre 2010 12:27
koala3, 03/12/2010 12:24:


Da appassionata totale di Wilkie Collins, persino più che di Dickens, trovo l'operazione interessante... una tentazione. [SM=x74929]



Due scrittori preferiti in un solo romanzo: non capita spesso [SM=x74931]

En passant: compare anche tutta la famiglia Dickens, piu' il fratello di Collins nonche' genero di Charles D.

Sash

Carlo Maria
00giovedì 24 febbraio 2011 14:23
Questo topic me lo sono annotato a promemoria e ci torno ora. [SM=x74968]
Ho letto David Copperfield, mio primo contatto col mondo dickensiano da almeno vent'anni. Qualche anno addietro, in verità, tentai
-fallendo- la lettura de Il circolo Pickwick, ma l'interruzione dopo un centinaio di pagine fu dovuta a motivazioni estranee ai meriti del libro, che mi stava riuscendo piacevole.
David Copperfield è un romanzo splendido davvero. Vi ritrovo, sì, tutti i difetti che Raffina evidenzia nel post d'apertura, su tutti il cumulo di coincidenze e di ritorni improbabilissimi che si susseguono, tuttavia emergono splendidamente le doti del Dickens narratore, uno scrittore formidabile e avvincente.
I personaggi a me sono piaciuti moltissimo (fatta eccezione per la sciocca Dora, "moglie-balocco"), così come l'esile trama. Alcuni sono proprio memorabili: dalla burbera zia Betsey Trotwood al servile cattivo Uriah Heep, a Wilkins Micawber col suo bagaglio di speranze nel futuro. Persino il signor Dick, che alla fine è un personaggio secondario, è delineato con una tale tenerezza ed abilità da commuovere per il suo carattere buono e "originale".
Sbirciando su wikipedia, mi sono imbattuto in questa serie di commenti riferiti, in merito al romanzo:

"Lev Nikolaevič Tolstoj, che considerava Dickens il migliore di tutti i romanzieri inglesi, dichiarò che "David Copperfield" era il suo romanzo riuscito meglio; Henry James ricordò di amare sentirlo leggere da sua madre nascosto sotto un tavolino; Fëdor Dostoevskij rimase affascinato dalla sua lettura nel campo di prigionia in Siberia; Franz Kafka definì il suo libro "America" "una pura imitazione" di esso; James Joyce espresse il suo rispetto per questo romanzo nel suo libro "Ulisse"; Virginia Woolf, che non aveva normalmente una grande considerazione per Dickens, confessò il valore di questo romanzo, che racconta "i miti e le memorie della vita"; esso era inoltre il romanzo preferito di Sigmund Freud."
Carlo Maria
00giovedì 24 febbraio 2011 14:26
Re:
Carlo Maria, 24/02/2011 14.23:

James Joyce espresse il suo rispetto per questo romanzo nel suo libro "Ulisse";




P.s.: ... ah, ecco. Toltomi questo dubbio, ora mi resta da chiarire il significato di 999 pagine e mezzo. [SM=x74946]
rimatt1
00venerdì 25 febbraio 2011 10:27
Re:
Carlo Maria, 2/24/2011 2:23 PM:

I personaggi a me sono piaciuti moltissimo (fatta eccezione per la sciocca Dora, "moglie-balocco")



Io me la ricordo come un personaggio straordinario. :-)
Carlo Maria
00venerdì 25 febbraio 2011 17:45
Re: Re:
rimatt1, 25/02/2011 10.27:



Io me la ricordo come un personaggio straordinario. :-)




SPOILER la sua fine è toccante e commovente, presenta aspetti buffi e serve anche per sdrammatizzare, però risulta lo stesso un personaggio troppo rigido, come una stupida totale e per tutto il romanzo la cosa mi ha infastidito perché l'ho trovato poco credibile.
rimatt1
00venerdì 25 febbraio 2011 18:30
Al di là di questo, mi piace moltissimo il modo in cui il personaggio è stato reso da Dickens: quando Dora è in scena si possono leggere sequenza di sublime ironia, tra le più divertenti del romanzo. :-)
rimatt1
00martedì 14 giugno 2011 10:18
Re:
Sashimi, 12/2/2010 11:01 PM:



terminato il quale avevo una voglia pazzesca di leggere qualsiasi cosa di Dickens e del suo amicone Wilkie Collins, romanzieri in Londra, 1865.

Un libro formidabile, che non posso non consigliare a chi si interessi anche solo di striscio a Dickens, qui co-protagonista e oggetto/soggetto di una biografia fittizia degli ultimi cinque e misteriosi anni di vita, quelli dopo l'incidente ferroviario cui scampo' per miracolo, scritta da Collins in un suo diario pubblicato postumo.

800 pagine fitte e documentate, un'immersione totale nel mondo vero e letterario di meta' Ottocento che, lungi dall'essere soporifera, rivela (tenta di rivelare) l'uomo dietro il mito, non risparmiando i dettagli meno agiografici; ma soprattutto, un riuscito esempio di narratore dichiaratamente inaffidabile, strada difficilissima da seguire senza mandare tutto a catafascio. E' un horror thriller, ma non lo e'; e' un'avventura fatta di sotterranei londinesi infestati da un culto maligno, ma e' la cronaca di come funzionava la stesura e pubblicazione di un libro a meta' '800. E' vestito da best seller, ma e' uno dei meno commerciali che abbia mai letto. E' vero, ma e' finto. Scritto da un americano in un inglese che ricalca costrutti vittoriani, ma e' anche palesemente moderno e dunque irrealistico - la giusta lingua per un elaborato gioco letterario sul mondo degli scrittori e sulle loro ossessioni e paturnie e terribili, concretissime gelosie.

Sash



Ho terminato di leggere questo straordinario romanzo pochi giorni fa (in una traduzione italiana che m'è parsa molto buona), e sono del tutto concorde con Sash. Simmons (autore che conoscevo solamente per I figli della paura, letto una quindicina d'anni fa, credo) dà vita a una splendida galleria di personaggi, tra i quali giganteggiano i due memorabili protagonisti, Wilkie Collins e Charles Dickens. Per essere un best-seller, il libro è effettivamente poco commerciale, tant'è che delle 800 pagine complessive

SPOILER



almeno la metà sono occupate dalle chiacchiere e dalle digressioni del narratore Wilkie Collins: si tratta però di un personaggio talmente ben modellato che sentirlo parlare è un immenso piacere, a prescindere da quel che dice. Quanto detto (scritto) da Collins va comunque preso cum grano salis, tenendo sempre presente che l'intera vicenda è narrata dal suo punto di vista: il combattuto rapporto con Dickens, reso così bene da Simmons, porta il povero Wilkie a sminuirsi fin troppo, e a descriversi, in ultima analisi, come uno scribacchino che solo all'ombra di Dickens ha saputo trovare fortuna. Opinione che proviene da una mente offuscata, che per Dickens prova una vera ossessione; nondimeno falsa, perché Wilkie Collins è stato uno scrittore molto valido, autore di più di un capolavoro: The Moonstone, primo romanzo poliziesco mai scritto, è un libro eccellente, pieno di intuizioni brillanti, ed è di gran lunga migliore dell'assai più celebrato Uno studio in rosso (nel quale compare Sherlock Holmes). Comunque sia, Drood è davvero un romanzo prezioso, ed è una fortuna che sia stato tradotto in tempi brevi.

Come dice Sash, tra i tanti meriti di Drood c'è anche quello di farti diventare (tornare) dickensiano, e infatti ho già iniziato Il circolo Pickwick.
Steve Rizzo on the storm
00martedì 17 aprile 2012 17:58
Re:
Sashimi, 02/12/2010 23.01:

Curiositas curiositatum, ho da poco comprato un libretto con 3 racconti natalizi, pagine dorate, illustrazioni tratte dalle edizioni originali, mignon, davvero bellino:



ed ho iniziato a leggiucchiarlo proprio oggi. Ahimé, il vasto vocabolario dickensiano e soprattutto le sue digressioni descrittive mi hanno per ora respinto: ci devo riprovare piu' sotto le feste, o optare per la traduzione.

Di Oliver Twist, letto quando avevo dodici anni nell'edizione BUR, serbavo un bel ricordo, cosi' come ovviamente di Scrooge. Mi piacque assai meno David Copperfield, ma di sicuro quella che lessi era, purtroppo, una riduzione scolastica.

Nel Dickens mood, pero', mi ci ha spinto a capofitto la recente lettura di Drood di Dan Simmons:



terminato il quale avevo una voglia pazzesca di leggere qualsiasi cosa di Dickens e del suo amicone Wilkie Collins, romanzieri in Londra, 1865.

Un libro formidabile, che non posso non consigliare a chi si interessi anche solo di striscio a Dickens, qui co-protagonista e oggetto/soggetto di una biografia fittizia degli ultimi cinque e misteriosi anni di vita, quelli dopo l'incidente ferroviario cui scampo' per miracolo, scritta da Collins in un suo diario pubblicato postumo.

800 pagine fitte e documentate, un'immersione totale nel mondo vero e letterario di meta' Ottocento che, lungi dall'essere soporifera, rivela (tenta di rivelare) l'uomo dietro il mito, non risparmiando i dettagli meno agiografici; ma soprattutto, un riuscito esempio di narratore dichiaratamente inaffidabile, strada difficilissima da seguire senza mandare tutto a catafascio. E' un horror thriller, ma non lo e'; e' un'avventura fatta di sotterranei londinesi infestati da un culto maligno, ma e' la cronaca di come funzionava la stesura e pubblicazione di un libro a meta' '800. E' vestito da best seller, ma e' uno dei meno commerciali che abbia mai letto. E' vero, ma e' finto. Scritto da un americano in un inglese che ricalca costrutti vittoriani, ma e' anche palesemente moderno e dunque irrealistico - la giusta lingua per un elaborato gioco letterario sul mondo degli scrittori e sulle loro ossessioni e paturnie e terribili, concretissime gelosie.

Sash



Molto, molto interessante questo topic...
Qual è il libro che mi consigliereste, tu e Koala3, di Wilkie Collins? Quali sono i suoi capolavori?

Ah, segnalo che nel frattempo è uscita l'edizione economica di Drood, a € 12,90...

Sashimi
00martedì 17 aprile 2012 18:17

Ciao

I piu' celebri sono senza dubbio La Pietra di Luna (Tne Moonstone) e La donna in bianco (The Woman in White ), antesignani della detective story e del giallo; ma preciso che non li ho (ancora) letti, piu' che altro per la loro mole e per la mia infinita pila di letture arretrate.

Ma qui l'esperta e' Koala, cui lascio la parola [SM=x74931]

Sash


koala3
00mercoledì 18 aprile 2012 17:18
I due capolavori di Collins sono, a detta di tutti, La pietra di luna e La donna in bianco.
Il primo è leggermente più "poliziesco", il secondo leggermente più "mistery" (ma sono due etichette riduttive).
La pietra di luna presenta quello che molti considerano il modello per gli investigatori che vennero di lì a poco.
Entrambi sono avvincenti, di stile ottocentesco, pieni di suspense e sentimento. In entrambi la narrazione si svolge alternando diversi punti di vista (diversi personaggi narrano una parte della storia, dalla loro prospettiva), e questa scelta caratterizza fortemente i romanzi (con risultato secondo me ottimo).
Da questi due romanzi dovrebbe quindi cominciare la lettura.
Tra gli altri, invece, sono interessanti Senza nome (reperibile) e Armadale (più difficile da trovare, dai toni più cupi).
rimatt1
00mercoledì 18 aprile 2012 18:19
Qualche notizia inutile su The Moonstone, rimasuglio dei miei studi. [SM=x74970] Se non ricordo male, La pietra di luna è considerato il primo romanzo poliziesco della storia: allora si riteneva che il genere, nato da poco per merito di E.A. Poe, fosse perfetto per la breve lunghezza del racconto ma non potesse reggere la maggior foliazione del romanzo. Collins aggirò il problema facendo raccontare più volte la stessa storia, ma da punti di vista differenti; una ventina d'anni più tardi, Doyle ricorse invece all'innesto di una seconda storia nella storia (mi riferisco a Uno studio in rosso, la cui trama è interrotta dall'inserimento di un lunghissimo flashback).
Steve Rizzo on the storm
00mercoledì 18 aprile 2012 20:16
Grazie a tutti dei consigli, appena mi butterò su Collins vi farò sapere le mie impressioni!

Steve
Fog
00domenica 10 giugno 2012 10:28
Drood
Solita premessa: Carlo Maria, quel che segue è pieno zeppo di SPOILER, se vai avanti nella lettura lo fai a tuo rischio e pericolo, e se te lamenterai dovremo affidarti al ben noto avvocato difensore Juan Galvez il quale, probabilmente, patteggerà con il giudice la tua impiccagione! [SM=x74933]

Sashimi, 02/12/2010 23.01:


Nel Dickens mood, pero', mi ci ha spinto a capofitto la recente lettura di Drood di Dan Simmons:



terminato il quale avevo una voglia pazzesca di leggere qualsiasi cosa di Dickens e del suo amicone Wilkie Collins, romanzieri in Londra, 1865.

Un libro formidabile, che non posso non consigliare a chi si interessi anche solo di striscio a Dickens, qui co-protagonista e oggetto/soggetto di una biografia fittizia degli ultimi cinque e misteriosi anni di vita, quelli dopo l'incidente ferroviario cui scampo' per miracolo, scritta da Collins in un suo diario pubblicato postumo.

800 pagine fitte e documentate, un'immersione totale nel mondo vero e letterario di meta' Ottocento che, lungi dall'essere soporifera, rivela (tenta di rivelare) l'uomo dietro il mito, non risparmiando i dettagli meno agiografici; ma soprattutto, un riuscito esempio di narratore dichiaratamente inaffidabile, strada difficilissima da seguire senza mandare tutto a catafascio. E' un horror thriller, ma non lo e'; e' un'avventura fatta di sotterranei londinesi infestati da un culto maligno, ma e' la cronaca di come funzionava la stesura e pubblicazione di un libro a meta' '800. E' vestito da best seller, ma e' uno dei meno commerciali che abbia mai letto. E' vero, ma e' finto. Scritto da un americano in un inglese che ricalca costrutti vittoriani, ma e' anche palesemente moderno e dunque irrealistico - la giusta lingua per un elaborato gioco letterario sul mondo degli scrittori e sulle loro ossessioni e paturnie e terribili, concretissime gelosie.


Eh, eh, eh... il vantaggio di leggere un libro dopo Sash è che ci si trova la recensione già pronta, e per esprimere il proprio parere è sufficiente un click sul pulsante .

Mi sforzo però di aggiungere qualcosa di mio, giusto per tacitare quella vocina interna che già mi apostrofa parassita e scroccone! [SM=x75034]
Il qualcosa è prima di tutto l'apprezzamento per come la finzione letteraria si mescola alla realtà fino a confondersi con essa. Io ho fatto davvero fatica a non leggere il romanzo come se non fosse una reale biografia degli ultimi anni di vita di Charles Dickens scritta da un autore al tempo stesso affascinato dalla figura maestosa dell'Inimitabile, roso dall'invidia verso il genio e il successo dell'amico-rivale (malgrado le sue opere raccolgano risultati non meno lusinghieri) e schiacciato dalla personalità eclettica di Boz.
Ho poi trovato affascinante la descrizione delle modalità con cui molti romanzi ottocenteschi venivano realizzati. Come ha fatto notare Matteo
rimatt1, 14/06/2011 10.18:

...
almeno la metà sono occupate dalle chiacchiere e dalle digressioni del narratore Wilkie Collins: si tratta però di un personaggio talmente ben modellato che sentirlo parlare è un immenso piacere, a prescindere da quel che dice.

SPOLIER

Se mai dovessi incontrare nei prossimi mesi la Koalessa, so già che è questo il libro che sarò lieto di farmi scroccare da lei.
rimatt1, 14/06/2011 10.18:

...tra i tanti meriti di Drood c'è anche quello di farti diventare (tornare) dickensiano, e infatti ho già iniziato Il circolo Pickwick.

Si rende necessaria la tua recensione del fantastico capolavoro di Boz!
rimatt1
00domenica 10 giugno 2012 12:47
In effetti ho finito Il circolo Pickwick da un bel po': nonostante sia un romanzo imbevuto di squisita ironia e - come la quasi totalità delle opere di Dickens - estremamente scorrevole e piacevole a leggersi, gli preferisco David Copperfield o Grandi speranze. Il perché è presto detto, ed è probabilmente da ricercarsi nella mia antipatia per le opere a episodi (risalente probabilmente a un vecchio corso universitario nel quale fui costretto a leggere un'infinità di noiosissimi romanzi picareschi, tutti caratterizzati da questa struttura) e prive di un vero sviluppo "orizzontale". Certo, la struttura episodica c'è anche nei romanzi del Dickens più maturo, ma in quel caso essa è accompagnata a uno sviluppo del personaggio che qui è quasi del tutto assente.

Ciò detto, il libro abbonda di personaggi memorabili (Sam Weller e il padre su tutti, ma anche il signor Winkle e gli altri componenti del circolo, nonché gli inimitabili antagonisti Jingle e Job Trotter) e di sequenze mirabili: le mie preferite sono probabilmente la scena del processo, più volte citata in Drood, il ricevimento da Bob Sawyer e il fenomenale capitolo ambientato nelle prigioni di Fleet. In generale, comunque, trovo che dopo una parte iniziale che occasionalmente manca di incisività ne segua una impeccabile, in cui un Dickens ancora giovane ma già abilissimo ha modo di sfoggiare tutto il suo grandioso talento; prova ne è il fatto che, nonostante dalla fine della lettura sia passato del tempo, ricordo alcuni passaggi con assoluta chiarezza, neanche li avessi letti ieri. [SM=x74968]
koala3
00martedì 26 marzo 2019 11:51
Il rivale

Al momento sto leggendo per la seconda volta il più grande rivale di Dickens ai suoi tempi: Thackeray.
Si tratta de La fiera delle vanità, un grosso tomo ma anche un vero classico, che ancora non avevo affrontato.
Forse perchè sapevo che, a differenza dei romanzi di Dickens, qui non ci sono personaggi positivi in cui immedesimarsi e per cui fare il tifo (come era anche per Barry Lyndon).
Al momento però, dopo 100 pagine, il limite maggiore, per la sensibilità di un lettore moderno, mi pare la scelta dell'autore di non porsi come narratore invisibile. E questo lo trovo stucchevole e fastidioso, interferisce con la sospensione dell'incredulità, tra l'altro.
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