Pizzica salentina, taranta, usi e credenze...

altrodase
00sabato 23 agosto 2008 09:56
...si narra che alcune madri portassero le loro figliole "possedute" dalla taranta a ballare per raffreddare i loro bollenti spiriti ed inoltre...




Nuie simmo venute a pere da luntano

Nuie simmo venute a pere p’abballà

E jettame stu veleno pe dint’e vvene

E jettame stu veleno oi Santu Pa’


Siamo venuti a piedi da lontano
Siamo venuti a piedi per ballare
Gettaci questo veleno nelle vene
Gettaci questo veleno Santo Paolo



PIZZICA DI SANTU PAULU

(tradizionale)



Addò me pizzicau la tarantella

Sotto la potea della vunnella



Me pizzicau lu pede aimè ca moro

Me pizzicau lu pede aimè ca moro



Santu Paulu mio de li tarante

Pizzichi le zitelle dint’a ‘ll anche



Santu Paulu mio de Galatina

Facitence na grazia stammatina



Santu Paulu mio de li tarante

Facitence na grazia a tutte quante



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http://it.wikipedia.org/wiki/Pizzica

È acclarato da varie fonti storiche che il ballo e la musica della taranta siano legati in antichità al culto di Dioniso, allora assai presente in terra salentina. Durante lo svolgimento della festività le popolazioni si potevano addentrare nei misteri dionisiaci. La sfrenatezza dei comportamenti, la licenziosità dei rapporti che pubblicamente avvenivano rinsaldavano i legami tra le genti. Che questo poteva avvenire aiutato da qualche "pizzica" o bevanda, a noi non è dato da sapere. Di certo si sa che successivamente tali misteri furono coperti dalle varie regole imposte dalla storia, per cui la musica si legò a quella che dopo si chiamò nevrastenia per cui la pizzica fu considerata l'unica medicina contro il morso delle tarante. Nel Salento di molti anni fa la popolazione era per lo più contadina e viveva a stretto contatto con la terra e gli animali, tra cui i ragni, la tarantola. Durante il raccolto capitava di sentirsi improvvisamente male e svenire.

Dopo molti casi non curati dalla medicina tradizionale, si notò che la persona in questione appariva in uno stato di trance continuo e non aveva alcuna reazione ad eccezione di un ballo durante la suonata di alcuni strumenti tra cui, il più importante, il tamburello. Si dice anche che il mito della taranta derivasse dall'antica Grecia ai tempi di Zeus. La leggenda narra di una giovane ragazza, Arakne, sedotta da un marinaio il quale partì dopo la prima notte d'amore, visse in attesa del ritorno del suo amore. Una mattina vide una barca avvicinarsi alla costa e, Arakne, fece il segnale convenuto con il suo marinaio. La barca rispose: era tornato. Ma a pochi metri dal porto ci fu un attacco verso la barca, la quale, fu affondata e coloro che erano a bordo furono uccisi. Arakne vide morire il suo amore dopo anni di attesa. Così, alla sua morte, Zeus la rimandò in terra per restituire il torto ricevuto, non come ragazza ma come tarantola. Importanza fondamentale di questo fenomeno è attribuita a San Paolo, il quale compariva ai tarantolati e prevedeva la loro guarigione dopo qualche giorno, alcune settimane, addirittura mesi. Testimonianze di persone viventi che affermano di aver avuto tali esperienze le si trovano in varie zone del Salento.

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