Mi sono riascoltato l'intera discografia dei Pink Floyd, cosa che non facevo da vent'anni. E rispetto ad allora mi sono trovato a sorprendermi (positivamente).
Nonostante tutto non sarò mai feroce contro questa band: per me hanno avuto un significato importante e hanno accompagnato la mia crescita nel periodo tardo adolescenziale, prima che il metal mi conquistasse.
Riascoltarmeli dall'inizio alla fine, come l'anno scorso ho fatto con Grateful Dead e The Kinks ha fatto sì che io potessi rivedere i miei giudizi complessivi, soprattutto sulla Waters Era.
The Piper at the Gates of Dawn: su questo non si discute. Capolavoro massimo della band. Esordio come forse solo altri 2-3 nella storia della musica.
A Saucerful of Secrets: questo non l'avevo mai amato, ma il riascolto in età adulta me lo ha fatto apprezzare molto di più. C'è più che uno sprazzo di Syd, qui dentro. E brani come la title-track e Set the Control for the Heart of the Sun guadagneranno molto live.
More: l'ho sempre trovato grazioso e sottovalutato e confermo la mia opinione. Un bel disco, non seminale, ma piacevole e ben fatto.
Ummagumma: questo invece l'ho rivisto al ribasso. L'ho sempre considerato un capolavoro, ma in realtà lo è solo a metà: la prima parte. Il live mostra una band fantastica, e quella Eugene mi dà la pelle d'oca ancora ora.
Nella parte in studio si possono vedere le influenze dei 4: Sysyphus mostra un Wright niente male, più orientato verso il prog, ma gli altri sono appena gradevoli.
Atom Heart Mother: è come lo ricordavo: magnifico il brano che dà il titolo al disco, mentre il resto scompare al confronto.
Meddle: Disco a metà. One of these days è un gran brano, poi tanta roba dimenticabile, ma chiude con Echoes che è e rimane per me uno dei capolavori massimi della band.
Live At Pompeii: che delusione. Lo ricordavo bello... l'ho trovato addirittura noioso.
Obscured By Clouds: incredibile... l'ho sempre considerato il peggior disco della band (a parte Endless... se quest'ultimo va contato), ma il riascolto me l'ha fatto riscoprire. Non un capolavoro, non ha brani che bucano, ma è di livello più che dignitoso. E più variegato di quanto rammentassi.
The Dark Side of the Moon: anche qui mi sono ricreduto. L'ho sempre definito stucchevole e noioso, sopravvalutato, mentre ora mi accorgo che è davvero il capolavoro di Waters. Patinato quanto si vuole, curato e finto, ma ogni brano è cesellato alla perfezione e resta memorabile. Time e Money erano e restano i miei brani preferiti, ma anche gli altri sono grandi.
Wish You Were here: questo invece lo abbasso. Mi piaceva molto, mentre ora tendo ad apprezzare solo i brani che prima mi sembravano meno importanti (Welcome to the Machine e Have a Cigar).
Animals: non mi piaceva, ora lo trovo proprio inutile.
The Wall: ne abbiamo dibattuto tanto. Niente... non cambierò idea. Questo disco mi dà la pelle d'oca ogni volta. Dall'inizio alla fine. Comfortably Numb resta il vertice, un capolavoro, ma fin da In the Flesh? io mi emoziono e lo canto a squarcia gola. Mi sa che lo troverò sempre un disco eccezionale.
The Final Cut: mi piaciucchiava un tempo... ora mi dice pochino e scorre senza lasciare molto. Tranne The Fletcher Memorial, che resta un gran bel brano.
A Momentary Lapse of Reason: fresco, ma inutile.
Delicate Sound of Thunder: un live di basso profilo, in effetti.
The Division Bell: un disco diversissimo da tutto il resto. Patinato e noiosissimo. Tranne High Hopes.
Pulse: un live molto migliore del precedente. La versione presente di Comfortably Numb è da pelle d'oca.
The Wall Live: bello.
Endless River: pressoché inascoltabile.