Mark Twain, Il marito riconoscente

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vanni-merlin
00sabato 30 dicembre 2006 01:27
Mark Twain, Il marito riconoscente


Un giorno, una signora col suo figlioletto passava in carrozza per la via di una grande città, allorché i cavalli si spaventarono e si dettero a correre all'impazzata, scaraventando il cocchiere giù dal suo sedile e lasciando i viaggiatori paralizzati dal terrore. Ma un coraggioso giovane, che guidava il furgone di un droghiere, si gettò contro gli animali scalpitanti e riuscì ad arrestarne le fuga, a rischio della propria vita. Riconoscente, la signora si segnò il numero del giovane e, appena giunta a casa, riferì l'atto eroico al marito (il quale aveva letto i libri); questi ascoltò il commovente resoconto con occhi bagnati di pianto e, dopo avere, unitamente ai suoi cari restituiti al suo affetto, reso grazie a Colui il quale non permette che neppure un passero cada a terra ignorato, mandò a chiamare il coraggioso giovane e, messogli in mano un assegno di cinquecento dollari, gli disse:
— Prendete questo in premio del vostro nobile gesto, William Ferguson; e, se mai avrete bisogno di un amico, ricordate che Thompson McSpadden ha un cuore grato.
Impariamo da questa storia che una buona azione non può non recare benefizio a chi la compie, per umile che egli sia.

SEGUITO:

William Ferguson venne la settimana seguente a trovare il signor McSpadden e a chiedergli di fare uso della sua influenza per procurargli un impiego migliore, poiché si sentiva capace di ben altro che guidare il furgone del droghiere. Il signor McSpadden gli procurò un posto di scrivano con un buono stipendio.
Di lì a poco, la madre di William Ferguson si ammalò, e William Ferguson... Be', a farla breve, il signor McSpadden acconsentì a prenderla in casa. Ben presto ella bramò la compagnia dei figli minori, e così anche Mary e Julia furono accolte in casa e anche il piccolo Jimmy, loro fratello.
Jimmy aveva un temperino, e un giorno se ne andò solo solo a girellare per il salotto e, in meno di tre quarti d'ora, ridusse diecimila dollari di mobilia a un valore imprecisabile.
Un paio di giorni più tardi, ruzzolò per le scale e si ruppe l'osso del collo, e diciassette parenti della sua famiglia vennero in casa per assistere ai funerali. In quel modo fecero conoscenza con i signori, e da allora in poi occuparono sempre la cucina, e nello stesso tempo tennero occupati i McSpadden a scovare posti di vario genere per tutti loro e altri posti ancora, quando quelli di prima erano venuti a noia.
La vecchia beveva un bel po' e bestemmiava un bel po', ma i riconoscenti McSpadden sapevano che era loro dovere redimerla, in considerazione di quanto suo figlio aveva fatto per loro, e quindi persistettero nobilmente nel loro generoso compito.
William veniva spesso, e otteneva somme di danaro decrescenti, e chiedeva impieghi più alti e più lucrosi che il grato signor McSpadden gli procurava più o meno prontamente.
McSpadden acconsentì anche, dopo breve esitazione, a equipaggiare William per l'università; ma, quando vennero le prime vacanze e l'eroe richiese di essere mandato in Europa per motivi di salute, il perseguitato Me Spadden insorse contro il tiranno e si ribellò. Rifiutò recisamente e categoricamente. La madre di William Fer-guson ne fu talmente sorpresa, che lasciò cadere la bottiglia del gin, e le sue labbra profane rifiutarono di compiere il loro uffizio. Quando si riebbe, disse, quasi anelando :
— È questa la vostra gratitudine? Dove sarebbero a quest'ora vostra moglie e il vostro bambino, se non ci fosse stato mio figlio?
E William disse:
— È questa la vostra gratitudine? Ho salvato, sì o no, la vita di vostra moglie? Dite un po'!
Sette parenti sciamarono fuori della cucina, e ciascuno di loro disse:
— E questa è la sua gratitudine!
Le sorelle di William sbarrarono gli occhi, smarrite, e dissero:
— E questa è la sua grat...
Ma furono interrotte dalla madre, che scoppiò in lacrime, esclamando:
— E dire che il mio santo Jimmy ha sacrificato la sua vita al servizio di un serpente come questo!
Allora l'ardire del rivoluzionario McSpadden salì all'altezza della situazione. Egli rispose con fervore:
— Fuori di casa mia, tutti quanti siete, tribù di accattoni! Sono stato ingannato dai libri, ma non lo sarò mai più. Una volta mi basta.
E, rivolto a William, sbraitò:
— Sì, hai salvato la vita a mia moglie, e il primo che ci si prova un'altra volta lo ammazzo seduta stante!
Non essendo un predicatore, cito il testo alla fine del sermone, invece che al principio. Eccolo, tratto dai Ricordi del Presidente Lincoln di Noè Brooks, pubblicati nella rivista mensile di Scribner.
J. H. Hackett era un attore che nella parte di Falstaff procurò gran diletto al signor Lincoln. Col solito desiderio di esternare agli altri i suoi sentimenti di riconoscenza, il signor Lincoln scrisse all'attore un gentile bigliettino, esprimente il piacere provato nell'ascoltare la sua interpretazione. In risposta, il signor Hackett mandò un certo libro, forse uno di cui egli era l'autore; e scrisse anche diversi biglietti al Presidente.
Una sera tardi, quando l'episodio mi era già passato di mente, andai alla Casa Bianca, in risposta a un messaggio presidenziale. Entrando nell'ufficio del Presidente, notai con sorpresa Hackett seduto in anticamera, come se aspettasse un'udienza. Il Presidente mi domandò se fuori c'era qualcuno. Quando glielo ebbi detto, replicò, quasi con tristezza:
— Oh, non lo posso ricevere... non lo posso ricevere... speravo che se ne fosse andato. — Quindi aggiunse: — Ecco, questo dimostra quanto sia difficile avere amici e conoscenti simpatici, quando si sia nella mia posizione. Tu sai quanto mi sia piaciuto Hackett come attore, e come io gli abbia scritto per dirglielo. Egli mi mandò quel libro e io credevo che la cosa fosse finita lì. È perfettamente padrone del suo mestiere, e credo che abbia una posizione saldissima; ma soltanto perché ci siamo scambiati qualche lettera amichevole, come potrebbe capitare a due uomini qualunque, ora vuole qualcosa. Cosa credi che voglia?
Non riuscivo a indovinare e il signor Lincoln aggiunse: — Ebbene, vuol essere console a Londra. Oh, Dio! ...
Dirò, per concludere, che l'incidente William Ferguson accadde davvero, e che io ne venni a conoscenza direttamente, sebbene abbia cambiato le caratteristiche dei particolari, per impedire che William vi si riconoscesse.
Tutti i lettori di questo articolo avranno, in un'ora dolce ed espansiva della vita, recitato la parte di eroe da storielle con la morale. Mi piacerebbe sapere quanti di loro hanno voglia di parlare di quell'episodio e hanno piacere di sentirsi rammentare le conseguenze che ne derivarono.


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