Novella... 2000 anni fa!
Sopra le righe.
Sontuosamente sopra le righe.
Murena trasuda pagine di Svetonio, trasuda lo spirito svetoniano, di quella grande pettegola che fu l'autore delle Vite dei Cesari.
Tutto è sopra le righe in Murena. Lo sono i personaggi, psicologicamente ricostruiti secondo le coordinate del peggio loro attribuito dagli storici pettegoli (permane l'esaltazione di quel Catone in tono minore e più noioso dell'originale che fu Clodio Trasea Peto), grandiosamente rosi dai sentimenti più estremi (v'è da dire che in questo estremismo, è probabile che però si colga appieno il nucleo del rapporto conflittuale/complice tra Agrippina e suo figlio Nerone). L'annunciata riabilitazione/revisione della figura di Nerone in chiave più realistica annega in realtà nel sostanziale ossequio alla figura del giovane principe della speranza che finirà per essere ubriacato dal potere, corrotto dalle passioni, accecato esteticamente da quella Grecia che gli alienerà in parte il favore del popolino dell'Urbe. Nerone fu molto più complesso di come appare, e fu guidato, come già Gaio prima di lui, da un'idea del potere imperiale come fenomeno divino, idea che l'aristocrazia romana era ancora lontana dall'assorbire e accettare, e che provocò alla lunga la stessa reazione che provocò Gaio. In Murena questo aspetto è presentato troppo confusamente e in maniera sentimentale invece che politica.
Novella 2000 esplode nella sottotrama di Atte, pruriginosissima soap-opera degna degli amori di una starlet con qualche testa coronata. Esplode nella reiterazione compiaciuta dei festini e delle scene orgiastiche, nel gusto di mostrar lo scandalo dei ricchi e potenti. Come nell'assenza della Roma vera, popolana, bassa e miserabile in senso materiale prima che spirituale. Esplode in personaggi o più negativi di come probabilmente furono (Poppea) oppure "santinificati" ben oltre la realtà (Domizia Lepida, perfino Lollia Paullina!). Esplode nell'ulteriore ossequio alla tradizione pettegola di un Claudio zuccone, quel Claudio che fu invece tra i più acuti e capaci reggitori dell'impero. In compenso l'armonico e vigoroso vecchio ritratto contrasta non poco con lo sgraziato imperatore dalla gamba offesa, che pur la tradizione rammenta come dotato di vigore. Esplode ancora in una descrizione dell'arte gladiatoria che appare estremizzata. Lo sciupìo di uomini che viene mostrato è del tutto eccessivo, i gladiatori costavano carissimo in termini di tempo e denaro investiti sul loro addestramento e in termini di ritorno sperato grazie alle scommesse; ammazzarne un tanto al chilo sarebbe stato come utilizzare delle Ferrari nuove di zecca per quelle corse che si fanno in America con le macchine prelevate dallo sfasciacarrozze.
E' una stroncatura? Neanche per sogno! Dufaux è abilissimo nel proporre una Roma antica da cartolina, o se vogliamo appunto una Roma svetoniana nello spirito; nel farlo con una sapienza affabulatoria perfettamente in linea con le sue capacità di edificatore di trame articolate e affascinanti, nel rendere grandiosi i personaggi e la finzione scenica. Murena è un kolossal del fumetto peplum che ancora attende che il protagonista annunciato, appunto Lucio Murena, prenda nella narrazione il posto che evidentemene gli spetta. Dei - migliori - kolossal ha ovviamente i difetti sopra elencati, ma si esalta nei pregi di una spettacolarità esemplare. Murena è una storia che funziona a orologeria, e poco importa la verità.
Delaby aggiunge ai testi una scenografia accurata che li arricchisce di un ulteriore profumo sensuale. La scansione narrativa è lineare e razionale, ma non nasconde l'aura di corrottissima vitalità che Dufaux ha inteso trasmettere.
V.