Intervista a Lux-86

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DarkWalker
00giovedì 20 marzo 2008 11:42
Intervistatore: Darkwalker



1)La politica italiana e le masse: è la "casta" a tenere fuori la "società civile" o sono i cittadini ben lieti di lasciare il compito a qualcun altro?

Questa è una domanda, specie di questi tempi, molto importante. Io penso che se la politica sia una casta la colpa sia anche della società civile, non solo quando si va a votare ma anche in termini di partecipazione. Mi spiego: se tutti quelli che si definiscono “onesti” se ne vanno, per o schifo o addirittura per snobbismo, dalla politica, nei palazzi del potere è facile immaginare chi resta: i disonesti. Credo sia un male antico nella cultura italiana, degenerato a causa della storia politica del paese: per vent’anni si è avuto un partito solo al governo, quello fascista, e poi per altri sessanta la DC di volta in volta alleata ad altri, che mentalità politica ci aspettiamo si sviluppi in un paese in cui si va a votare per vedere vincere sempre lo stesso partito? La politica viene sempre critica dall’esterno, ma poi quando essa si fa davvero la società civile latita: quando un comune presenta il Piano di Governo del Territorio sono presenti solo i costruttori edili, i consigli comunali sono sempre deserti… mi sembra quindi che non sia così facile gridare contro la classe politica: se la società civile fosse in grado di esprimere una nuova classe politica, più dinamica, moderna e capace, quella presente verrebbe spazzata via, magari dopo molte resistenze. Invece l’orizzonte è desolatamente vuoto.

2) lo stato a cui eravamo abituati era sovrano, organizzato su una base nazionale e centralistico. Secondo te regge alla prova dei tempi(necessità di devoluzione di poteri,incapacità di affrontare i problemi, cessione di sovranità ad organizzazioni sovranazionali, mobilità di masse, capitali, settori produttivi, culture)?

Lo stato moderno è effettivamente in crisi, una volta per basare lo sviluppo economico del paese bisognava ragionare in grande: lo stato era un microcosmo che aveva bisogno di centralizzazione e coordinamento fra grandi settori produttivi, specialmente industriali. Oggi invece si assiste a un doppio fenomeno: la globalizzazione e la glocalizzazione. Ovvero un distretto industriale, geograficamente anche molto piccolo, vende in tutto il mondo. E’ palese che il governo del territorio debba dunque abbassarsi per seguire le esigenze di queste piccole, ma estremamente importanti, realtà produttive. Dall’altro lato lo stato non è più in grado di programmare da solo quasi più nulla, persino le grande infrastrutture sono decise a livello sopranazionale: lo stato può decidere se governare la crescita economica globale o esserne tagliato fuori. Evidentemente le organizzazioni sopranazionali sono quindi necessarie per non lasciare l’iniziativa in mano ai privati, che la condurrebbe in modo anarchico. Senza progetto comune, per esempio la TAV: vista l’integrazione economica europea prima o poi una rete ferroviaria ad alta velocità verrà costruita per forza di cose, ma un singolo stato nazionale non sarebbe mai in grado di gestirne la programmazione.

3)anche alla luce della domanda precedente, è evidente che siamo in un periodo di transizione. Ha senso ritenere gli stati oggi esistenti come gli unici legittimati ad esistere?Non sarebbe utile una più decisa sterzata verso la libertà per i cittadini di decidere come e con chi e sotto chi aggregarsi?

Assolutamente d’accordo, siamo in un periodo di transizione anche se le forme in cui questa transizione avverrà, e verso cosa vada, sono ancora nebulosi. Non ha senso ritenere gli stati esistenti come gli unici legittimati a esistere perché questo concetto è assurdo: dal 1789 la legittimazione di uno stato è un atto eversivo, l’opposto del medioevo, ovvero uno stato moderno si legittima da sé. Ha però senso dire che gli stati moderni sono gli unici che esistono, non abbiamo modelli diversi che non siano falliti per o troppa il liberalità o troppa libertà sfociata poi nella dittatura, classico il caso sovietico dove i soviet, nati per portare la democrazia agli starti più bassi, sono divenuti preda del Partito Comunista. Dunque una sterzata verso la libertà può anche andare bene, purché non cada nell’anarchia: se oggi dei cittadini decidono una secessione devo anche essere sicuro che domani non cambino idea, per questo ci vogliono degli strumenti giurisprudenziali. La cartina geografica non è un puzzle da montare e smontare!

4) Le liberalizzazione, andavano bene quelle fatte dal governo Prodi?

Sì, erano anche un po’ troppo poco decise. L’Italia ha un grande bisogno di liberare interi settori e categorie produttive che sono strette tra lacci e laccioli di ogni tipo. Dalla burocrazia ipetrofica che chiede un mare di documenti per aprire un ufficio, ai sindacati, a delle leggi che creano solo impedimenti. Per esempio: perché esiste sia il PRA che la motorizzazione? Mica fanno, o potrebbero fare, la stessa cosa? Perché esiste Polizia Locale, Polizia Provinciale, Carabinieri, Polizia di Stato, Guardia di Finanza e i furti aumentano? In questo senso l’Italia ha bisogno di coordinazione in alcune cose, e di liberare energie produttive. Le liberalizzazioni vanno in questo senso: aprono il mercato.

5) Immigrazione, ricchezza o pericolo?

Entrambe le cose, è un fenomeno che va gestito, anche con durezza. Come prima cosa bisogna aver chiaro che l’integrazione riguarda gli immigrati, non gli italiani. Sembra scontato ma, purtroppo, non lo è. Poi ci sono problemi legati all’immigrazione clandestina: è ovvio che a un imprenditore costa meno un immigrato clandestino che un italiano, e bisogna agire duramente anche verso questa disonestà. Poi ci sono nuovi problemi a cui non avevamo mai pensato: prendiamo le case popolari, un immigrato, anche regolare, che è appena arrivato qua scavalca regolarmente gli italiani in lista semplicemente perché non ha nulla. Il problema è che di immigrati ne arrivano sempre quindi che si fa? Bisognerà pure trovare una soluzione a questo problema, c’era stata una polemica per un paese che aveva deciso di dare case popolari solo agli italiani, decisione molto discutibile. Ma questo è un problema che va affrontato seriamente per salvaguardare la nostra cultura, in Italia non esiste una linea di pensiero realistica. Se si continua a fare demagogia da ambo le parti la questione si fa più preoccupante: fra barricate a destra e permissivismo a sinistra non si fa nulla e l’immigrazione viaggia di per sé, senza alcun controllo sociale e culturale. L’importante, comunque, è ricordare che in Italia si rispettano leggi e consuetudini italiane, altra affermazione che sembra scontata ma non lo è.

6)secondo te sarebbe producente (sempre se possibile) una democrazia semidiretta come in svizzera?

Penso proprio di sì, e proprio per il motivo che tutti usano per dire che non va bene: la scarsa affluenza alle urne. La ripetitività dei referendum fa sì che a votare vada chi sia davvero interessato e non il gregge sulla spinta emozionale di un messaggio personalistico e/o che cerchi di trascinare l’elettore a votare un partito in cambio di vaghe promesse. La democrazia semidiretta, in Italia, sarebbe un buon contraltare alla forza dei politici. Tuttavia si potrebbero presentare diversi problemi: certi individui, per esempio, organizzerebbero referendum su ogni argomento possibile oppure i referendum stessi potrebbero diventare armi nelle mani della lotta politica. Dunque io la ritengo una soluzione possibile, nel senso di realizzabile, auspicabile ma non nel clima politico attuale: servirebbe una classe dirigente più responsabile e una normativa dei referendum diversa: per esempio l’abolizione del quorum e una norma che impedisca ai partiti di schierarsi, sto facendo solo un esempio ma il senso è questo. La democrazia semidiretta, che io ritengo auspicabile, non deve in alcun modo diventare un mezzo di mera lotta politica.

7)In Italia, in genere, se un elettore è conservatore è un fascista, se vota lega è un pazzo, se vuole una tassazione più bassa è un evasore, se vota Berlusconi lo fa per mero interesse, e se invece ci crede è un pazzo ancora più fanatico. C'è una via d'uscita per chi non si colloca a sinistra?

(risate) In effetti sembrerebbe proprio di no, io penso che per votare un determinato partito uno abbia seri motivi. Non penso nemmeno che votare a sinistra significhi una coscienza linda e immacolata. Tuttavia della destra, in particolare ho sempre avuto problemi con gli elettori di Forza Italia che ho sempre reputato più simile a un fan club che a un partito. Ma queste sono mie opinioni personali, so benissimo che nella maggior parte dei casi se si decide di votare per un partito lo si fa per la propria storia personale, o per interessi. Nel primo caso va bene qualunque cosa, nel secondo mi viene il mal di pancia e inizio con gli insulti riportati sopra.

8)E' possibile avere un partitori riformatore in un paese che vuole che a riformarsi siano sempre gli altri?
Se c’è la volontà tutto si può fare, il problema dell’Italia è che si è incancrenita fra lobby di potere che difendono il loro spazio, dai tassisti ai sindacati. In genere la politica ha paura a mettere in discussione questi delicati equilibri per non danneggiare il proprio tornaconto elettorale, tuttavia la situazione sta degenerando in un modo tale che un intervento sarà necessario. Quindi per forza di cose un partito riformatore dovrà sorgere. Se è possibile che nasca di sua spontanea volontà? Penso di sì, i riformisti sono sempre stati dispersi e messi sotto accusa da tutti, ma ora il Partito Democratico sembra aver intrapreso decisamente questa strada: lo stensore stesso del programma è un riformista, Morando, e tutti si definiscono riformisti da sempre. Il tutto, ovviamente, si vedrà alla prova dei fatti. Non ritengo intrinsecamente impossibile la nascita di un partito riformista, questa è uno degli abiti mentali che gli italiani devono togliersi: quello che in Italia certe cose non si possano fare, è falso: ci vuole solo molta più fatica.

9) Sei iscritto al partito democratico. Come mai questa scelta?

Per seguire una ragazza^^
A parte questo, per quello che dicevo sopra: criticare da fuori è facilissimo, soprattutto io vedo lo scempio edilizio che avviene nelle mie terre e qui le critiche sono sempre troppo tenere, ma restare chiuso nella torre d’avorio a dire quanto fa schifo il mondo non ha alcun senso, a meno di non buttarsi di sotto. Quindi ho deciso di attivarmi anch’io, almeno per capire cosa fosse la politica e perché fosse scaduta così tanto: è facile dire questo e quello, ma poi è impossibile pensare che Forza Italia faccia le riunioni e si mettano tutti a discutere di quanto ruberanno al comune X, qualcosa di serio ci dev’essere per forza! Io sono entrato nel Partito Democratico perché è quello che mi è più affine come idee, ma sono più un osservatore esterno. Non ho alcun genere di carica, anche se ho votato alle primarie.

10) Quali aspetti vorresti cambiare del tuo partito?

Mah, io sono sfegatatamente antiamericano quindi questo, poi sull’immigrazione penso che bisognerebbe cambiare atteggiamento: in genere la sinistra si limita a dire: è un fenomeno inevitabile, bisogna gestirlo. Poi di fatto non lo gestisce nessuno. Bisognerebbe dire, no non è inevitabile e gestirlo davvero. Se no abbiamo troppo l’aspetto di fatalisti che si limitano ad accettare il loro destino. A parte queste questioni in generale nulla, forse è un po’ troppo tenero con i sindacati, bisognerebbe farli capire che il loro ruolo storico è cambiato, e che ora sono una lobby come le altre.

11) In che senso va intesa la laicità della repubblica italiana?

Nel senso che lo stato è laico, ma il cittadino no. Mi spiego: lo stato deve garantire pari diritti a tutte le religioni, non fare preferenze, non discriminare e tutto quel complesso di azioni che non attribuiamo a uno stato laico. Ma non può certo aspettarsi che un cittadino faccia lo stesso e si spogli della propria componente religiosa. Ma lo stato dev’essere laico, anche il concordato andrebbe rivisto, o meglio spiegato. Cioè rispondere alla domanda: perché lo stato italiano fa accordi solo con la religione cattolica?
luc@s87
00giovedì 20 marzo 2008 12:29
Re: Intervistatore: Darkwalker
DarkWalker, 20/03/2008 11.42:






9) Sei iscritto al partito democratico. Come mai questa scelta?

Per seguire una ragazza^^





Questo finalmente spiega il tuo improvviso amore per il PD! [SM=x751525]
Bell'intervista comunque!
Hareios
00giovedì 20 marzo 2008 16:05
faccio i miei complimenti per le interviste a pius e lux e ne approfitto per chiedere se le medesime non dovrebbero essere spostate nella apposita sottosezione in arenqa: qui rischiano di perdersi tra le altre discussioni.
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