Sull'ultimo "Venerdì" di "La Repubblica" c'e' questo articolo nella rubrica "Contromano" di Curzio Maltese.
Chissa' che ne pensano i "falchi"... chissa' che non commentino, tra una pacca sulle spalle e un'altra...
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Quanto sono ridicoli, nella loro presunta furbizia, questi esportatori di democrazia a ogni costo che in patria invitano a non andare a votare ai referendum. Domenica andro' a votare 4 si anche per questo motivo, ma soprattutto per non dover passare poi mesi e anni a pentirmi di non averlo fatto. Per evitarmi l'ennesima ondata reazionaria, come se non bastasse.
Sono vent'anni che in questo Paese assistiamo ad ondate di riflusso, una dopo l'altra, senza neppure un attimo di respiro, un vago accenno di slancio progressista negli intervalli. E' triste a quarant'anni dover scendere in piazza per difendere principi che a venti sembravano scontati: l'antifascismo, la Costituzione e fra poco l'aborto e il divorzio. Se i referendum falliscono e rimane il principio che l'embrione e' sacro, allora l'aborto diventa un crimine contro l'umanita'. Al posto della guerra, che invece e' benedetta dal cielo.
Con i fanatici non si discute, capiscono soltanto il linguaggio della vittoria e della sconfitta. Una vittoria referendaria sarebbe oggi l'unica via d'uscita al pantano in cui e' finita la Seconda Repubblica. Segnerebbe intanto un confine chiaro fra campo progressista e reazione, in fondo a un ventennio in cui la reazione si e' ammantata di modernita'.
Ora il risultato di questa paradossale modernita' reazionaria e' sotto gli occhi di tutti. Siamo diventati gli ultimi fra le nazioni ricche per crescita economica, ricerca, liberta' di informazione, liberta' di mercato, condizione femminile. La legge sulla fecondazione e' un modo di scavare una volta arrivati gia' sul fondo.
Bisognerebbe aggiungere che siamo ultimi anche come livello di laicita' della vita pubblica, con qualche secolo di ritardo sulla separazione fra Stato e Chiesa. Ma almeno per chi scrive la polemica con i vescovi e' un esercizio inutile. Il peso delle ingerenze vaticane e' molto sopravvalutato. E' una Chiesa debole e impaurita quella che si accoda al carro della nuova destra e rinuncia a difendere i propri principi a volto aperto, con il no.
La Chiesa, quando era potente, usava la politica. Adesso, e' una cultura politica reazionaria, in tutto il mondo, dall'America di Bush all'Italietta di Berlusconi, che sta usando la religione come puro strumento di potere e d'affari. Perche' ridurre i diritti civili serve ad aumentare il potere di una classe dirigente di affaristi, a ridurre ogni controllo democratico. Perfino per il piu' fiero degli anticlericali di una volta una Chiesa che affida la difesa dei sacri principi a petrolieri guerrafondai o a miliardari della tv commerciale non puo' essere piu' un nemico. Al massimo, uno spettacolo patetico.