CENT’ANNI DI GIAN BURRASCA

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vanni-merlin
00giovedì 18 ottobre 2007 17:49
CENT’ANNI DI GIAN BURRASCA

L’anniversario di un piccolo, grande classico

di Roberto Carnero*


Una nuova edizione presso Giunti, lo storico editore di questo testo, per celebrare il centenario dell’uscita de Il giornalino di Gian Burrasca. Lettura fondativa e formativa per diverse generazioni di Italiani, per molti aspetti anticonvenzionale e iconoclasta.

Torna alla ribalta, in occasione del centesimo anniversario della prima pubblicazione, Il giornalino di Gian Burrasca. Ne era autore Luigi Bertelli (1858-1920), in arte Vamba, il quale cominciò a pubblicare il testo, per 55 puntate successive, il 7 febbraio 1907 su una testata da lui stesso fondata l’anno prima, il “Giornalino della Domenica”. In volume uscirà invece solo nel 1920, dopo la morte dello scrittore (ora è disponibile in una nuova edizione presso Giunti ‘Junior’, 2007, pp. 212, euro 8,90).
Fiorentino, autodidatta, prima funzionario di stato e poi giornalista presso alcune testate liberali di Roma e Firenze, Bertelli pubblicherà, con lo pseudonimo di Vamba, diverse opere, tra cui ricordiamo Ciondolino (1895), Cinematografo poetico (1913), Un secolo di storia italiana (1815-1918) (1918).

Dalla breccia di Porta Pia alla pappa col pomodoro
Il protagonista del libro non ha bisogno di presentazioni: “fare il giamburrasca” è un’espressione addirittura entrata, per antonomasia, nella lingua comune, tanto da essere registrata sui vocabolari. Giovanni, o meglio Giannino, Stoppani è un bambino di 8 anni, che dire vivace è dire nulla, al quale – il 20 settembre 1905 – in occasione del suo compleanno, i genitori regalano il ‘giornalino’, cioè il diario, che egli riempirà con il racconto delle sue avventure e delle sue marachelle. Da notare, di passaggio, che il compleanno di Giannino cade in una data storica piuttosto emblematica: il 20 settembre 1870 l’esercito piemontese entrava a Roma attraverso la breccia di Porta Pia.
Sarà o non sarà perché è nato sotto queste stelle, fatto sta che il nostro Giannino ne combina di tutti i colori, mettendo a repentaglio l’incolumità fisica e la serenità mentale del babbo e della mamma, delle tre sorelle, dei loro pretendenti, dei parenti e degli amici di famiglia. Così a un certo momento la soluzione sarà drastica: reclusione in collegio.
Un collegio niente affatto modello, visto che i coniugi Stanislao e Geltrude Pierpaoli che lo dirigono pretendono una disciplina ferrea, ma poi lesinano sul cibo da dare ai pargoli affamati. Tanto che a un certo punto il nostro Gian Burrasca si metterà a capo di una vera e propria rivoluzione: “Uno per tutti e tutti per uno. Viva la pappa col pomodoro!”.

Contro la pedagogia borghese
Opera di svago e di divertimento, certo, scritta per l’infanzia, ma anche, letta da adulti, feroce demistificazione dei sistemi pedagogici della borghesia italiana di inizio Novecento. Oltre che del perbenismo ipocrita e delle viete convenzioni di questa classe sociale, compresi gli onorevoli (o aspiranti tali) socialisti: vedi il cognato di Giannino, al quale il discolo, dopo aver provato (per sbaglio, si intende) ad accecarlo, finisce con il rovinare la promettente carriera politica.
Il fatto è che Giamburrasca spesso sbaglia perché applica alla lettera gli insegnamenti dei genitori. Per esempio, gli hanno detto che non si devono dire le bugie. Ma, si sa, spesso in società qualche pia menzogna conviene dirla, perché la verità nuda e cruda può provocare catastrofi. In tal modo, quando lo puniscono, Giannino è convinto di subire un sopruso: “Son proprio nato disgraziato! In casa mia non mi possono più soffrire”. A noi, invece, non può che risultare simpatico.

Le trasposizioni filmiche
Anche chi non ha mai letto il libro probabilmente conosce, almeno per frammenti, la versione televisiva (anni Sessanta), in parte musical, con una giovane Rita Pavone nei panni del ragazzino pestifero. Geniale l’idea di far recitare il ruolo di Giannino Stoppani a una giovane donna, perfettamente a suo agio nel ruolo del vivace bambino.
Come tutte le opere celebri, anche Il giornalino di Gian Burrasca è stato fatto oggetto di parodie. Per esempio quella trash realizzata nel 1982 da Pier Francesco Pingitore con Alvaro Vitali nel ruolo del piccolo Gianni. Una versione decisamente da sconsigliare a chi ama il testo di Vamba e a chi è affezionato alle illustrazioni dello stesso autore: vedere l’attore romano recitare Gian Burrasca potrebbe essere uno shock!


*Insegna Letteratura italiana contemporanea presso l’Università degli Studi di Milano.



da: www.treccani.it/site/Scuola/nellascuola/area_lingua_letteratura/archivio/gianburras...

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