Re: Re: Re: Re:
Takfir, 29/03/2013 23:49:
Vabbé...
Per i Dick Purple (come avrebbero dovuto chiamarsi in origine) ci rinuncio.
Sei malato...
Sugli Yes può essere una questione di gusti, per carità, ma il tuo parere sui Deep Purple proprio mi stupisce. Anche i Black Sabbath sono tra i padri dell'hard rock e loro li hai votati. Saranno più dark, e magari è proprio questo loro fascino oscuro a farteli piacere, ma sono piuttosto ripetitivi nelle tematiche, a lungo andare. Con tutto che io li adoro, sia ben chiaro: Da Paranoid a Sabotage per me è tutta roba buona e, dopo qualche album meno convincente, si risollevarono con Heaven and Hell, grazie all'innesto frizzante di Ronnie James Dio.
I Deep Purple hanno esplorato anche loro, più di quanto uno Scaruffi sostenga mentre li sminuisce. I primi dischi, che mi pare anche al nostro ozy piacciano pochino, sono di crescita, ma contengono comunque qualche brano notevole, su tutti Hush. Tentarono la via della commistione tra rock e classica. Il compiantissimo Jon Lord inventò un nuovo strumento, collegando le tastiere agli amplificatori e tramutando il suono quasi in quello di una seconda chitarra. In Rock ha giustamente vinto nel nostro torneo perché è un album seminale: è una codificazione dell'hard rock come neanche i Led Zeppelin hanno saputo fare. Nella stupenda musica di questi ultimi, infatti, riscontro matrici blues più marcate. Non che manchino nei DP, sia chiaro, anzi: i Purple spaziano davvero parecchio.
Almeno fino a Burn per me hanno saputo sperimentare: hanno presentato brani che esulavano dall'hard rock, tipo il già citato country di Anyone's Daughter o la strumentale, anomala e proggheggiante A 200.
Negli anni ottanta, con Perfect Stangers, riescono addirittura nell'impresa di rinnovare il proprio sound, rinfrescarlo ed aggiornarlo alle sonorità di quegli anni, senza snaturarsi. I progetti successivi non riuscirono, lo riconosco, ma anche con un album deludente come Slaves and Masters, Blackmore provò a variare le carte in tavola, introducendo un cantante AOR.
A me la chitarra di Blackmore manda in visibilio, ma sono tutti bravi, forse con l'eccezione di Roger Glover che definirei un bassista medio (live è però tuttora grintosissimo e molto amato). Al basso, però, hanno avuto anche The Voice Glenn Hughes.
Non è una band che s'è fermata in un punto a replicar se stessa e, per quanto abbia venduto nel mondo tantissimo, non gode della fama che merita perché negli Stati Uniti non ha mai sfondato realmente, a causa anche di una campagna promozionale inadeguata. Gli Zeppelin lessi in giro per la rete che più o meno hanno venduto quanto i Purple, solo che negli USA hanno sbancato il botteghino con quasi ogni album.