Il minareto, come scrive Arvedui più sotto, avrebbe la funzione di richiamare alla preghiera. Come i campanili per i cristiani. Sono
opinabile come ragionamento. Alla base c'è sempre un pregiudizio, giusto o sbagliato non so, secondo il quale l'unica forma accettabile di integrazione è quella omologativa. Perchè le comunità islamiche non possono integrarsi? perchè non si omologano da sole. PErchè non si omologano da sole? perchè sono islamiche, quindi estranee alla nostra cultura. L'unico modo di integrarle è quindi omologarle togliendo loro, prima ancora che possano venir fuori delle pretese, i propri simboli. Tra cui i minareti. Giusto?
più che un pregiudizio, è un assioma: Per altro non dico che le comunità islamiche non possono integrarsi perchè islamiche, noto solo che non lo fanno (o lo fanno assai lentamente) e noto anche che quando dei gruppi di minoranza si sono trovati cmq tutti insieme anzichè sparpagliati il processo di integrazione non è avvenuto.
Il minareto, come scrive Arvedui più sotto, avrebbe la funzione di richiamare alla preghiera. Come i campanili per i cristiani.
sì ma questo bisogno è venuto meno dai tempi dell'invenzione dell'orologio da polso. Almeno i campanili suonano le ore, i funerali e richimano i seguaci di una religione già castrata.
anche un modo per affermare la propria identità religiosa all'esterno e dire "noi siamo qua". Come dice Arvedui. Come per i cristiani. Ma sono anche, se guardiamo dall'interno, il simbolo di una comunità di fedeli, d'intenti e di ideali. Che per una comunità di credenti è molto importante. Come per i cristiani. Non necessariamente questi intenti e ideali sono antitetici a quelli della comunità ospitante, anche nel caso di una comunità islamica.
Il punto è: sono gli islamici che con il minareto vogliono perpetrare un atto di sfida o è piuttosto è una parte, probabilmente maggioritaria, della nostra società che vede in questa edificazione un atto di sfida? le due cose sono profondamente diverse, e nel secondo caso, dicono soltanto di quanto si senta debole e sotto attacco una società che, nonostante la propria ricchezza materiale, avverte tutta la debolezza dei propri (pseudo)valori di fronte a quelli avvertiti ben più saldi di una comunità diversa. dal quale sentimento, appunto, la "sindrome dell'invasione (più o meno) silenziosa". Avveniva già ai tempi del comunismo. e probabilmente molto prima ancora.
Il secondo inciso è quello che dico anche io: siamo in una fase calante della società, non siamo in grado di "convertire" i nuovi venuti a concetti e principi fondamentali come legalità, laicità, uguaglianza etc. Tu dici che questa debolezza è una psicosi collettiva? Per una volta sono io a dare dell'ottimista a te :). Onestamente non vedo il parallelismo con il comunismo ma semmai con il fascismo: lo stato liberale non aveva più difensori e un mucchio di buffoni in parata permanente ha reso il paese una dittatura per vent'anni.Date queste condizioni, lasciare sviluppare ora questa comunità di intenti oltre lo stretto necessario non può che significare introdurre una variabile nella storia futura che influirà, al ribasso, sui nostri principi fondamentali.